La giusta accordatura a un liuto antico.. Trafitti come stelle nelle stelle.Lo sguardo severo nel palato affrescato dalla lingua levigata da una seducente mitologia.
Nel buio io ti vedo. Sei la fame di una natura dalle sembianze che bruciano.
Stringi e baciami. E stringi ancora,seguendo le mie tracce che non bastano all’orientarsi sul finire.
E i brividi si intrecciano al futuro ed alla più sublime ed indecente delle carezze, la fiducia.
Un mormorio di luce s’insinua tra i delicati tessuti. Non fermarti.
Le vene fanno da paravento. La rete di delirio in cui ti chiedo di inciampare.
E in ogni centimetro di regola e rispetto la corda che stringe.
Gli angoli bui si lasciano oscillare.
Ridammi gli occhi, adesso.
Infilali nel tuo respiro.
E implorano dolore per una segreta appartenenza. Il solco affonda, nel guado torbido di una rugginosa vertigine. E ancora affonda in una deriva che pulsa sempre più violenta.
Ogni cassetto rovistato con spasmodica foga. Ancora un giro.
Stringi e baciami. E stringi ancora.
Anche l’aria si sente a soqquadro con le ombre spalancate nell’attesa.
Gemiti sparsi di riconoscenze, tra i piedi dove il pavimento è una guancia segnata dal risollevato piacere.
Il fiato riemerge e spalanca passi nuovi ed impronte.
E le tue labbra immemori depositano il nostro segreto sulle mie.
La indecenza è la più innocente delle tenerezze.