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Mi descrivo
danzo come una farfalla,pungo come un ape
Su di me
Situazione sentimentale
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Lingue conosciute
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I miei pregi
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I miei difetti
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Amo & Odio
Tre cose che amo
camminare piano
nutrirmi poco
e spesso
Tre cose che odio
odiare
offusca
la mente
I miei interessi
Vacanze Ok!
Vacanze Ko!
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Libri
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Libro preferito
histoire d o un indovino mi disse... il danno ricostruzioni mercurio le affinita' elettive
Meta dei sogni
Film preferito
i cento passi anima persa l uomo che ama i figli del secolo l ultimo inquisitore surviving picasso
Questa vita è uno strano albergo, . da dove si parte quasi sempre
storditi, . poiché le nostre valigie non sono mai pronte, . e il
nostro conto non è mai saldato.
Non c’è cicatrice, che non racchiuda bellezza. per brutale che
appaia, non ho pace è solo una tregua
“Più si è sofferto, meno si rivendica. Protestare è segno che non
si è attraversato alcun inferno.”
“Se obbedissi al primo impulso, passerei le giornate a scrivere
lettere di ingiurie e di addio.”
« Il paradiso geme al fondo della coscienza, mentre la memoria
piange. Ed è così che si pensa al senso metafisico delle lacrime e
alla vita come al dipanarsi di un rimpianto » (Emil Cioran ,
Lacrime e santi
......
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CHI NON HA CAPRICCI NON ABBIA GIORNI
....
siamo tutti in un fosso ma alcuni di noi fissano le stelle....
.
SE VUOI FAR RIDERE DIO,PARLAGLI DEI TUOI PROGETTI
.
AGISCI COME SE L UNIVERSO DIPENDESSE DA TE,E RIDI DI CIO' CHE FAI
PERCHE' CREDI CHE QUESTO POSSA CAMBIARE LE COSE.
.
PRIMA DI AMARE IMPARA A CAMMINARE SULLA NEVE SENZA LASCIARE ORME
......
......
.
Qualunque cosa se ne possa dire o pensare; qualunque cosa sia in
ultimo la parola detta o pensata, quest'umile inflorescenza di
terreni altrimenti deserti e incoltivabili; mi terrorizzano sia lo
spazio che sento tra le dita e ogni cosa che tento di stringere
sia, anche di più, le cascate d'aria che sposto accettando che
siano semplici fantasmagorie sinaptiche a promulgare le leggi
dell'essere. In mezzo, tra il meccanismo perfettamente oliato del
pensiero che dirige la mano su ogni opera e la mano che non può
innaturalmente torcersi per pizzicare il suo controllore e
aguzzino, v'è la sostanza di ciò che ci sfugge, un lago freddo,
d'ipotetica illimitata profondità e densamente salato, che
costringe a galleggiare ogni tentativo di conoscenza ulteriore. Il
pensiero ci è dato come superficie, epidermide di bisogno. Ci
illude quando presume di potersi guardare: nessuno specchio ci
restituisce altro che modeste abrasioni, ecchimosi decorative,
caleidoscopi di dermatiti. Solo questo ci giunge visibile:
alterazioni di ciò che ci delimita, increspature del silenzio che
ci emana, tracce dei nostri fallimenti chirurgici. Il pensiero deve
funzionare e così può solo esser stupido, operativo, esaurito nel
suo farsi. Il punto più estremo del nostro metalinguaggio è già
qui, proprio in questo limite, in questo sapersi insaputo. Gli
toglierebbe forza riconoscersi come semplice funzione, passaggio di
scintille neuronali e nulla più. Scoprirebbe infine che niente, in
natura, è più complesso della copia che vorremmo farne in testa,
operazione nondimeno violenta e snaturante. E tutto il fallimento,
la sua necessità, si coagula in una parola potente e ridicola che,
trascinandosi per i secoli una scia di sangue, ci indica ancora la
direzione d'ogni vano sforzo: perché.
Lasciai cadere il tempo sul tuo nome,.......come si adagia il marmo
sulla terra e....l’acqua si sparge sulle braci.........e vidi il
sangue scendere finalmente sulla ferita,.........come la cera che
si rapprende sul palmo della mano..........prima di perdersi nelle
dita in polvere...........Se ti dimenticai,..........fu perché
volli qualcuno che mi chiamasse,.........un corpo che fosse un
altro sul mio corpo,........una voce offerta per la
mattina.........Ma niente, ma nessuno.........Se il tempo non si
fosse abbattuto sul tuo nome,....avrei potuto almeno ora ricordarti
...........poiché non c’è lapide senza corpo.............né cenere
che non abbia arso............E la casa è oggi più fredda che
mai:..........lasciai passare il tempo sul tuo nome,..........e non
c’è focolare, non c’è nido,...........non ci sono figli che si
possano perdere da me,...........né candele per riempire di memoria
questo silenzio.
......
Per evolversi la vita deve fare male.-Il dolore è una
terraferma.-L’uomo sicuramente può contare sul dolore perchè è
l’unica cosa,-da sempre.-La gioia è errabonda.-Da tempo ho una
febbre insolita,-una febbre che brucia.-E’ il dolore che ci fa
crescere ed è il dolore che ci fa morire.-Se togliamo il
dolore,-togliamo il tavolo sul quale mangiamo ogni giorno.-Senza
dolore finiremmo costretti a mangiare per terra…