Nessuna verità sta a fianco dell'Assoluto, il mio prossimo sarà per me sempre una mosca velenosa.Scopro il falso così definisco il vero per eliminazione e purificazione; il profumo dei morti mi scioglie di lacrime il cuore.Non riesco a pensare l'Essere se il mio pensiero non sfocia nel Nulla .Alla fine della notte la luna partorisce il sole così un altro giorno inizia.L'uomo è la malattia del mondo,menzogna è il suo latrato.Gli eventi più grandi non sono nelle ore fragorose bensì in quelle senza voce.L'eternità si fa polvere,la vita mi irride con le sue angeliche smorfie ,sono un frammento, un'orrida casualità.Ho dato a me stesso delle domande per risposta,passo in mezzo agli uomini come in mezzo a frammenti d'avvenire: non potrei sopportare d'essere uomo se non fossi mortale.
Profilo BACHECA 287
Getto le mie illusioni al di là di me stesso,il mondo è un sogno di fronte al quale sono divinamente insoddisfatto.La perdita di me stesso è un piacere che mi inebria ,sono eternamente imperfetto,sono una eterna contraddizione,sono un misero frammento d'uomo.Mi sovrasta il Nulla Celeste, non impedisco che il sublime si compia nella morte:nessuna vita è giustificata.Striscio nei meandri della mia anima ,sono un cumulo di malattie e tormenti,ringrazio Dio che come tutte le cose finisco.Il mio oggi è la confutazione del mio ieri,abito vicino alle nubi e aspetto il fulmine.La mia anima ha sete di stelle ,sconsacro le mie speranze ,da me stesso devo levarmi dai piedi.Non credo alla vita,non mi abbandono a nessun suo istante,mi immergo nella vertigine,nel vuoto e nel nulla .La mia vita inizia dove finisce il profumo di mari silenziosi,fingo d'essere seduto in untrono che si chiama felicità.
Percorro il cammino dall'uomo al verme, voglio tramontare ed essere superato,sono soltanto un'ibrida disarmonia che oscilla tra il sasso e uno spettro,rimango fedele alla polvere e apprezzo le viscere dell'imperscrutabile.Sono un fiume immondo,la massima esperienza che vivo è quella del disprezzo,l'ora in cui mi fa schifo anche la mia felicità,in cui mi fa schifo la ragione e le mie virtù.La felicità non può giustificare la mia esistenza,la mia vita è un cammino sopra l'abisso,è un periglioso guardarsi indietro,è un rabbrividire e un fermarsi.La mia grandezza sta nel fatto di non avere uno scopo ma di essere un tramonto:io non so vivere se non tramontando.Non sono capace di trovare una ragione alla mia esistenza ,sono capace solo disprezzarmi perciò non posso che volere il mio tramonto, il mio tramonto è il mio destino funesto, esisto dimenticandomi di me stesso.La mia anima è morta ancor prima del corpo:non perdo nulla perdendo la vita!
Non so dove va l'attimo che passa, ma so che in tale attimo la mia vita si chiude ,essa è già in se la morte.La mia esistenza geme sotto il giogo del tempo poi i cieli cessano di girare,il tempo è forma del mio tendere al Nulla.Il tempo imprime le sue orme sulla mia anima, mi inganno se penso che esso rotola e fugge: il tempo resta, sono io che me ne vado!
Non so dove va l'attimo che passa, ma so che in tale attimo la mia vita si chiude ,essa è già in se la morte.La mia esistenza geme sotto il giogo del tempo poi i cieli cessano di girare,il tempo è forma del mio tendere al Nulla.Il tempo imprime le sue orme sulla mia anima, mi inganno se penso che esso rotola e fugge: il tempo resta, sono io che me ne vado!
Vivo ogni istante della mia vita come un limite senza spessore.La mia esistenza sgorga per intermittenza, giaccio nel presente, ogni mia percezione è già memoria, mi sporgo nel presente e mi accorgo che è già definitivamente tramontato: tutto è compresente Nulla. Utopiche costellazioni ombreggiano la mia anima ,mi pongo nella pura durata così contemplo la mia vita come un soffio.
L'amaro stilla dall'esistenza, ho come unico rifugio la mia fine.
L'attimo che mi è appena sfuggito è la morte stessa: appartengo a mondi aboliti, a firmamenti spenti.
Cancello il tempo,rimango alla mercè del cielo:via dal mondo abitato solo solitudine e silenzio,la vita è un banchetto di fantasmi,l'effimero è amante della luce,l'assoluto del buio.Mi sforzo di esistere in un difficile equilibrio tra unità e separazione ,mi riempio dell'atto eroico del vivere. Convoco tutte le immensità cosmiche,abbraccio un'altra totalità che non sia quella della esistenza concreta nel mondo. Sono fatto di materia trasparente ,la testa mi si aggomitola in uno spreco di emozioni,voglio sempre trovare una frase per quello che vedo.Sono parte della morte che mi circonda,è piacevole sentirmi nel vuoto,nella mia esistenza trionfa lo strappo,la falla del senso il cui tessuto non può essere riparato.Le mie ore risuonano a vuoto,la realtà autentica è sospesa,albergo in me il bisogno di odiare e distruggere,faccio della lingua una frusta che ordina e comanda,celebro l'incompiutezza,l'interruzione,l'impossibilità del senso compiuto.Tra suono e senso,tra segno e referente agisce una distanza infinita,comunico esponendomi alle oscillazioni del senso,è frainteso il significato di ogni suono,il suo senso è impreciso. Non ne posso più della vita ,vorrei che Dio decreasse il mondo, godo il frutto dei miei fallimenti e lo chiamo trionfo.
Ogni frase compiuta ha la sua esteriorità di cui non mi prendo cura di cercare il suo senso profondo,abissale.Detriti di pensieri si spezzano contro l'ammasso incoerente della realtà fatta di forme di cose in movimento che chiamo tempo.La lingua sogna il silenzio e finalmente tace,si fa tutta interiore.L'intensità del pensiero cresce con il silenzio delle parole ,non si versa più nel sonoro, così il silenzio bagna la mente.Il silenzio non è affatto un vuoto di parole nè tanto meno un vuoto mentale ,nel silenzio la mente si fortifica ,la parola non si versa più nel fuori ma sprofonda in se stessa nella pregnanza del suo significato.La resa verbale di un pensiero è un abbandono di senso,nel silenzio lievitante di parole non scambiate il pensiero si dilata di significati infiniti: non c'è nulla nel fuori del mondo,tutto è dentro la coscienza ,tutto è un monologo interiore.C'è una forma di conoscenza che si forma nell'incomprensione ,nell'urto con le difficoltà,qui l'onnipotenza e l'impotenza si toccano nella solitudine dell'io interiore con la quale non sono lasciato a me stesso ma per la quale raggiungo qualcosa di universale ,di immenso,di infinito.