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francesco61dgl2 23 ore fa

L'ARCHIVIO DELLE RECENSIONI

 
 
E se i vangeli altro non fossero che l’instrumenta regni adoperato dall’impero romano per ammansire le turbolente popolazioni della Palestina? Domanda stuzzicante quanto blasfema, almeno  per un credente. Eppure  Furio Bressanutti su un presupposto così scabroso ci ha costruito una storia intrigante come un giallo e affascinante come un’indagine storiografica, Il manoscritto di Tolosa. Un libro sfalsato innanzitutto su due livelli- quello del narratore e quello dei due protagonisti principali - perfettamente bilanciati nell’architettura del romanzo.
Il narratore  è un bibliotecario vaticano che trova, nel corso del suo lavoro, un fascicolo zeppo di lettere e documenti risalente alla fine degli anni settanta. Il suo primo istinto è quello di restituirlo definitivamente all’oblio dello scaffale, ritenendolo di scarsa importanza, ma la lettura distratta di una nota scritta da un cardinale italiano nel lontano 1959 accende la sua curiosità. In quella nota il cardinale accenna ad un incontro con un suo collega tedesco che gli ha lasciato una pessima impressione.
Quasi vent’anni dopo, alla vigilia della morte del Papa in carica, gravemente ammalato,  i due cardinali si ritroveranno su fronti opposti nella lotta per la successione e per raggiungere il loro scopo non esiteranno a servirsi di un giovane ed inconsapevole studioso di sacre scritture da poco giunto in Vaticano per completare delle ricerche sul vangelo apocrifo di Tommaso.
Julius Neinei, questo il nome dello studioso, verrà così coinvolto sempre più nelle trame diaboliche ordite soprattutto dal cardinale italiano, degno erede dei pontefici e dei porporati rinascimentali, di cui replica, grazie al fisico corpulento, anche fattezze solenni e movenze aggraziate. L’altro, il tedesco, è il suo esatto opposto, persino fisicamente: tanto è pingue e composto il primo, quanto è magro e ieratico il secondo, viso smunto e occhi febbricitanti; tanto è imponente e calmo il primo, che ci si immagina con un bel faccione alla Leone X , quanto è irrequieto e irascibile il secondo, una sorta di moderno Savonarola che vede il peccato e il peccatore dietro ogni porta e ogni finestra.
In questo gioco al massacro,  spietato e al contempo incruento come solo i conflitti che si accendono dentro le ovattate stanze pontificie sanno essere, a Neinei viene volutamente offerta la visione di un documento rivoluzionario, che testimonierebbe di un’apparizione della Madonna nell’Occitania  catara del 1273.
Il Manoscritto è un romanzo dai toni cupi, claustrofobici, che immerge mirabilmente il lettore nell’atmosfera silenziosa e rarefatta dei palazzi vaticani. Palazzi enormi, riccamente decorati e affrescati, e sale di studio e lettura dalle pareti colme fino al soffitto di rarità bibliografiche di inestimabile valore. Stanze e corridoi dove un silenzio assoluto, talvolta angosciante, è rotto soltanto dal raro scalpiccio dei passi frettolosi di funzionari e sacerdoti indaffarati o da quelli lenti, gravi, cadenzati di presuli e dignitari appartenenti ai piani nobili della gerarchia vaticana.
Prigioniero di questo universo privilegiato di cose e persone che pare fluttuare in una dimensione spazio-temporale esterna ed estranea  a quella dei comuni mortali, Neinei precipita sempre più nello smarrimento provocatogli da rivelazioni  che per lui, cattolico devoto,equivalgono alla perdita di tutte le certezze.
Ma forse il pregio maggiore del Manoscritto di Tolosa non sta né nella trama, pur originalissima e  ottimamente strutturata, né nell’accurata ed impietosa radiografia psicologica dei personaggi, quanto nell’impressione che i rimandi storici alla vicenda di fantasia possano contenere alcuni nuclei di verità. Bressanutti , tra l’altro, è un esperto della materia e troppo dettagliate sono le fonti che cita e gli episodi che riporta per credere che il tutto sia frutto della sua fervida immaginazione. Conviene però  pensare che egli abbia  tratto da materiale debitamente documentato conclusioni affatto prive di serio conforto scientifico, perché se così non fosse  lo sconcerto di Neinei   potrebbe diventare quello di noi tutti, a prescindere dalla nostra appartenenza o meno alla fede cristiana.
 
 
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Mi descrivo

Scrittore amatoriale, vincitore di premi letterari rigorosamente amatoriali, opinionista amatoriale... praticamente un fallito :-)

Su di me

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sposato/a

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I miei pregi

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I miei difetti

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Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. La quiete
  2. Le persone colte e intelligenti
  3. La Storia

Tre cose che odio

  1. La stupidità
  2. La cattiveria
  3. I posti affollati

I miei interessi

Passioni

  • Lettura

 

 

Nota dell’autore

Che “La sponda sbagliata” sia un tipo di racconto lungo   che i francesi definirebbero un mero divertissement, senza alcuna pretesa valoriale in termini di stile o di contenuti, l’ipotetico lettore lo capirà fin dalle prime battute del testo. Però da buon siciliano, come tutti i siciliani, sono anch’io figlio inconsapevole di Pirandello e quindi anche in un semplice divertimento come “La sponda” alla fine gli specchi deformati, le illusioni ottiche e mentali, le doppie verità, il gioco delle maschere  inevitabilmente  reclamano la loro presenza. E’ come se la Marta Ajala del grande agrigentino o lo sciasciano prof. Laurana di A ciascuno il suo ci mettessero sempre lo zampino quando ci avventuriamo nei dedali della scrittura creativa.

E’ dunque quasi una inclinazione naturale di chi è parto di una terra come la Sicilia -“la chiave di tutto” di Goethe - rifletterne la complessità, le mille sfaccettature, le mille contraddizioni, le mille qualità e gli altrettanti difetti in uno scritto o in un’opera d’arte, a prescindere dalla levatura del prodotto.

Con la “Sponda” pertanto ho voluto, da un lato, smitizzare un fenomeno vecchio quanto il mondo come il tradimento di coppia, privandolo di quella carica di drammaticità che spesso gli viene attribuita nei film e nei romanzi e, dall’altro, esercitarmi anch’io con le verità proclamate che spesso celano quelle effettuali.

Per la prima “ambizione” mi ha ispirato Bernard Slade e la sua irresistibile e famosa commedia Lo stesso giorno, il prossimo anno; per la seconda…beh chi meglio del Brancati del bell’Antonio, dove la verità apparente è estetica e quella nascosta è erotica.

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