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francesco61dgl2 30 giugno

Era già tutto previsto…

“Era già tutto previsto…” cantava anni fa Riccardo Cocciante e non c'è frase che meglio si attaglia alle sconcertanti prestazioni della nostra Nazionale di calcio in Germania. Scrivo volutamente prestazioni e non prestazione, con riferimento cioè alla sola debacle contro la Svizzera di ieri sera, perché tutte e quattro le partite disputate dagli azzurri sono state  a dir poco indecenti, a cominciare dal secondo tempo contro l’Albania.

Giornali, televisioni e youtubber stanno infatti concentrando da ieri sera il tiro delle loro frecce avvelenate contro Gravina, Spalletti e giocatori per la figuraccia rimediata a Berlino, ma a pensarci bene quello contro gli svizzeri altro non è stato che un ulteriore sequel horror dei tre precedenti incontri. L’equivoco che induce i commentatori a concentrarsi prevalentemente e inevitabilmente solo su quello dell’Olympia Stadium nasce da due fattori: era una sfida dentro o fuori e la tradizione vuole che le nostri nazionali, anche quelle perdenti, nelle partite ad eliminazione diretta in genere facciano emergere il meglio che possono esprimere in quel momento. 

Formazioni scadenti ma tignose, decise, al redde rationem, a vendere cara la pelle,  ogni  appassionato di calcio di una certa età certamente ne ricorderà parecchie (l'Italia di Conte, ad esempio), per cui  che stavolta si sia invece tristemente confermato il trend accidioso ed ectoplasmativo delle precedenti esibizioni la dice lunga sul livello attuale dei nostri calciatori, molto vicino allo zero termico.

Naturale pertanto ora chiedersi dov’era e cosa faceva Spalletti mentre i 26 convocati, a partire da Di Lorenzo, esibivano tutte le loro stupefacenti qualità nelle partite di campionato. C’è da sospettare, visti gli esiti tragici delle sue valutazioni, che il mister col pizzetto i fine settimana invernali li abbia trascorsi provando e riprovando alcuni di quegli incomprensibili pipponi con cui ha deliziato fino a ieri i giornalisti accreditati all’Europeo: minestroni infarciti di ragionamenti così astrusi e distanti dai puncta dolentia di cui i cronisti pretendevano un chiarimento, da indurre a credere per un attimo che dietro tali discorsi ci fosse l’estro “surreale” del bravissimo Corrado Guzzanti.  Per non parlare poi del "disco rotto" spallettiano sulla mancanza di "ritmo" dei nostri calciatori, neanche fossero ballerini di Salsa e Merengue...

Oggi Gravina  ha rassicurato opinione pubblica e giornali,  confermando che non ha alcuna intenzione di dimettersi e meno ancora di licenziare Spalletti. Meno male, ce stavamo a preoccupa’…A sua volta Spalletti, mettendoci il carico, ha confermato che anche lui non ha alcuna intenzione di mollare la cadrega, che farà tesoro delle lezioni ricevute da questi sciagurati Europei e che per il futuro… bam! … punterà di più sui giovani.

Notiziona. Chissà perché non ci ha pensato prima. Chissà perché lui e tanti altri C.T. che nel passato più o meno recente si sono fossilizzati, fino alla loro inevitabile Waterloo, nel convocare sempre e soltanto i soliti nomi, non hanno un invisibile genio della lampada personale che li avvisi per tempo, prima che arrivi la catastrofe. Invece no, bisogna prima bagnarsi nel fiume della vergogna, far incazzare migliaia di appassionati tifosi italiani e rientrare a testa bassa nei propri appartamenti, altrimenti non c’è divertimento...

La testardaggine inconcludente, d’altronde, è da sempre una delle peggiori pecche di coloro ai quali, in Italia, a vario titolo viene affidato uno scettro del comando, basti pensare alle infinite liti da asilo mariuccia tra i generali La Marmora e Cialdini, che contribuirono non poco alla nostra ignominiosa sconfitta nella terza guerra d'Indipendenza o, peggio ancora,  alle disastrose strategie belliche di un Cadorna nel primo conflitto mondiale.

Ovviamente la testardaggine in divisa è molto più pericolosa e foriera di vere tragedie di quella in tuta da allenatore, ma il difetto di fondo è uguale, non per nulla il calcio, specie  quello delle competizioni tra squadre nazionali, è considerato da tempo l'unico e  credibile surrogato delle guerre, come ci è stato spiegato da tanti intellettuali nel corso del novecento (Orwell su tutti: "Lo spirito sportivo").

Speriamo dunque che Spalletti, di cui pare dovremo ancora sopportare  a lungo le dotte prolusioni eupalliche, tenga fede alla promessa e inizi a convocare anche lui giovani talenti tricolore, adeguandosi alle politiche adottate ormai da tempo nel resto d’Europa. Perché se è vero che le nostre squadre di serie A non li fanno giocare, preferendo mandare in campo calciatori stranieri, è anche vero che la bravura, quella autentica, non ha bisogno di timbrare cartellini.

 

 

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