Articolo datato ma - ritengo - con alcuni spunti sempre attuali
SALVIAMO IL SOLDATO GIULI
Una volta pensavo a Giuli e la mente mi rimandava l’immagine di un garbato, colto ed elegante giornalista di destra nonché Presidente della Fondazione Maxxi; oggi penso a Giuli e la mente mi rimanda l’immagine di un Des Esseintes fuori tempo massimo o del Dott. Dieu (definizione di Sarah Bernhardt) in vestaglia rossa, ossia del medico italo-francese Samuel – Jean Pozzi, immortalato in un famoso quadro del pittore americano di fine ottocento John Singer Sargent nonché celebrato, insieme ad altri protagonisti della Bella Epoque, in un recente romanzo dello scrittore inglese Julian Barnes, l’ autore del ben più noto Livelli di vita.
Oggi Giuli per me, ma non solo, è pertanto sinonimo di fumisterie oratorie, comunicazione involuta, periodare barocco infarcito di vocaboli ampollosi, metafore ardite, allegorie ermetiche.
Da ultimo il nostro eroe, non sazio delle (in fondo) benevoli “pernacchie” ricevute dopo le sue precedenti, dotte e indecifrabili prolusioni, pare persino che abbia scoperto l’acqua come principio primigenio del Creato, peccato però che ci fosse già arrivato un certo Talete nel VI secolo A.C…
Il risultato di tanta produzione ad alto tasso di erudizione è che, dopo un profluvio di discorsi eccessivamente forbiti - quando non totalmente criptici e talvolta impossibili da interpretare persino per la Pizia del Santuario di Delfi - atteggiamenti mollemente decadenti, pause talvolta imbarazzanti e comunque sempre prodromiche all’ennesima perla linguistica in caldeo, Giuli, bardo della destra digeribile, politicamente corretta e biodegradabile, l’amico stimato di tanti colleghi e politici di sinistra, in poco tempo si sta giocando tutto l’ apprezzamento e il rispetto di avversari ed elettori e per motivi che, francamente, più che misteriosi sembrano sortiti da un personalissimo ed irrefrenabile cupio dissolvi, probabile figlio legittimo, oltre che dell’affaire Spano (polpetta avvelenata di sangiuliani, omofobi, neanderthal Pro Vita e nostalgici del braccino teso), del suo ingresso, in qualità di Ministro della Cultura, nel brodo primordiale della politica nazionale, una pentola in eterna ebollizione che scioglie impietosamente chiunque, da debuttante “puro di spirito”, si affacci per la prima volta sul suo proscenio.
In effetti, a ben guardarlo, il caravanserraglio politico a cui appartiene Giuli abbonda da sempre di iene e tigri, più che di pacifici ruminanti. Iene e tigri per giunta molto meno stilisticamente eleganti dell’altra sponda politica, zeppa però, a sua volta, di fighetti benpensanti e regolarmente muniti di patenti vidimate di democrazia, ma finora buoni solo a lamentarsi con l’attuale maggioranza per mancate e sacrosante riforme sociali che avrebbero dovuto varare loro in tutti gli anni in cui sono stati in groppa al cavallo governativo (un esempio su tutti: la patrimoniale, riforma che la Schlein ora pretende dalla destra dopo che gli esecutivi di centro-sinistra l’han sempre sdegnata) , forse anche perché troppo impegnati nel patrocinio dell’accoglienza (un valore del cristianesimo) e dei diritti LGBTQ+ (un valore del liberalismo illuminato). Ma si sa, quando non puoi o non vuoi più farti paladino di una causa, come nel mercato l’imprenditore rivolge la sua attenzione al prodotto di tendenza, nella politica i partiti si gettano nella difesa del valore di tendenza…
In ogni caso, lo spessore ectoplasmatico dell’opposizione non invalida l’ininficiabile postulato che descrive da anni i politici del centro-destra nazionale come un branco di affamati elefanti in cristalleria, insuperabili nel saper affettare, con piglio degno dei pizzicagnoli trasteverini, il grasso colante delle politiche interne, peraltro conformemente ai desiderata del ventre molle dell’elettorato moderato, in gran parte refrattario a spiegazioni complesse e arzigogolate dei problemi del Paese e delle loro possibili soluzioni.
In tutto questo il buon Giuli, autentica “barca nel bosco”, per citare la bravissima Paola Mastrocola, non ha trovato di meglio che rifugiarsi nel fraseggio esoterico, iniziatico, dei suoi interventi, un po’ per distinguersi, dannunzianamente, dal resto dei suoi colleghi (“come puteano questi barbari…”) e un po’ per far credere di essere posseduto dall’LSD o da qualche entità aliena.
Insomma, una via di fuga alla Amleto e un raffinato perculamento per far credere ai gonzi - amici e nemici - che lui non è più compos sui, almeno fino a quando non deciderà di tornare ad essere il Giuli politicamente corretto e, soprattutto, comprensibile di prima o fino a quando il suo dannunzianesimo postmoderno non sarà digerito dalla platea e dal palco della politica nazionale, perché se crede che la Meloni, come fece Mussolini col Vate, gli regali un nuovo Vittoriale degli italiani, spiace deluderlo nonché metterlo in guardia: la leader di FdI, viste le attuali inopie di Cassa, al massimo potrà permettersi di incollargli dietro al deretano un’altra giovane ed affascinante infermiera pericolosamente simile a quella tedesca da sempre sospettata, dalla vox populi, di essere stata l’avvelenatrice dell’Immaginifico, notoriamente avverso all’alleanza dell’Italia con Hitler ed il nazismo.
Ci pensi soldato Giuli, inizi le manovre di atterraggio e rientri al più presto nel recinto dell’umano consorzio.