Cronistoria di una tragica farsa...
Cronistoria di una tragica farsa...
«Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì.»
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Quante volte, ammettiamolo, ci sentiamo in credito con Dio. Quante volte pensiamo che il nostro senso della giustizia sia perfino migliore del Suo. Quante rivendicazioni, addirittura rimproveri, ci riteniamo in diritto di rivolgerGli. Quanti perché programmiamo di chiederGli o di urlarGli in faccia.
Quante poche volte, forse, ci fermiamo invece a pensare che la stessa domanda – “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?” – un giorno potrà venire posta anche a noi e in quel momento tutte le nostre costruzioni mentali crolleranno e noi, come il commensale della parabola, ammutoliremo!
O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo d’amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne.
E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, [...] o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra ed in cielo. Amen.
Londra: al reparto alimentari di un grande magazzino si presenta un omino con la faccia da piantagrane e chiede al commesso mezzo cocomero. "Un momento solo, sir, devo chiedere al responsabile.." Il commesso si avvia verso gli uffici, senza accorgersi che il cliente lo segue. Entra nell'ufficio del responsabile e dice: "Direttore, c'è un cretino di la' che mi ha chiesto mezzo cocomero". Cenni disperati del responsabile, che ha visto il cretino in questione. Il commesso si gira e, senza fare una piega, dice: "E poi ci sarebbe questo gentleman che sarebbe interessato a prendere l'altra metà". Risolta la situazione, il responsabile e il commesso si ritrovano da soli nell'ufficio. "Giovanotto", dice il direttore, "stava per combinare un bel pasticcio, ma non ho potuto fare a meno di ammirare il sangue freddo con cui ne è uscito. Vorrei sapere qualcosa di più sul suo conto. Come si chiama?" "Baldwyn White, sir. Vengo da Liverpool, città di grandi calciatori e di grandi mignotte!!!" Il direttore: "Ehm... mia moglie, veramente, è di Liverpool" "Ah, si'? E in che ruolo gioca?".
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L'omo cià sempre un Angelo Custode
che l'accompagna come un cagnolino:
e 'st'angeletto che je sta vicino
l'assiste quanno soffre e quanno gode,
je custodisce l'anima e nun bada
che a incamminallo su la bona strada.
Io, quello mio, me lo figuro spesso,
anzi me pare quasi de vedello:
dev'esse un angeletto attempatello
così scocciato de venimme appresso
che ogni vorta che faccio una pazzia
invece d'ajutamme scappa via.
Defatti dove stava quela sera
ch'agnedi da Giggetta e la cosai?
Doveva dimme: — Abbada a quer che fai!... —
Ma certamente l'Angelo nun c'era,
o, forse, avrà pensato, ner vedella:
— Pur io farei lo stesso: è troppo bella! —
Nun me doveva di' ch'ero uno scemo
quanno, p'er gusto de sposà la fija,
me misi a casa tutta la famija?...
(Se ce ripenso adesso ancora tremo!
Sette persone, un cane e una gallina
che m'impiastrava tutta la cucina!)
Nun me doveva da' de l'imbecille
quer giorno che firmai le cambialette
a Isacco lo strozzino che me dette
seicento lire e ne rivolle mille?
Quante ce n'ho sofferte! E chi sa quante
n'avrà passate er povero avallante!
Ecco perché ce vado pe' le piste,
ecco perché me sbajo in bona fede:
la corpa è tutta sua, ché nun me vede:
la corpa è tutta sua, ché nun m'assiste:
la corpa è sua, ché nun me fa er controllo
quanno s'accorge che me rompo er collo.
A cose fatte, poi, me torna accanto,
me chiama, me mortifica, me strilla...
— Tu — dice — nun ciai l'anima tranquilla...
— Purtroppo! — dico — e me dispiace tanto!
Ma nun ce casco più, te l'assicuro...
— Davero? Me lo giuri? — Te lo giuro... —
E ognuno dice le raggione sue
quasi pe' libberasse dar rimorso:
ma però se capisce dar discorso
che se pijamo in giro tutt'e due:
ché appena me ricapita una quaja
io ce ricasco e l'Angelo se squaja.
Un giorno il santo Curato d’Ars ricevette due lettere: in una lo si definiva un santo prete, nell’altra un istrione. Il suo commento fu: “Né l’una mi accresce, né l’altra mi diminuisce. L’uomo vale, quanto vale davanti a Dio”.