Tutto Sembra misurabile
Sembra tutto misurabile.
Sai, quando ci allontaniamo da qualcuno o al contrario, quando qualcuno si allontana da noi e cambiano le proporzioni? Non sto parlando in senso figurato, parlo proprio di allontanamento fisico, misurabile in metri o yards se preferite. Avete mai osservato qualcuno che conoscete bene dall’alto e lo vedete rimpicciolire mentre si allontana? Sembra prendere forme strane. Un uccello variamente colorato che annaspa sulle due gambette, un bastone simile ad uno stecco in balia del vento, un essere alieno che si è perso nello spazio e forse anche nel tempo. Ma a cambiare non sono solo le proporzioni e la forma, esso sembra confondersi con l’ambiente circostante, sfuma nei contorni e nella sostanza. Non è più la persona che pensavamo di conoscere, è parte essa stessa del tutto che ci inghiotte. Spariscono le parole, i sentimenti, il rumore. Tutto si mescola e la melassa assume colori difficili da decifrare. Come una nebbia possente, come un dipinto di Turner.
Profilo BACHECA 36
Brutto Trip
Sbatto gli occhi per prender tempo, scuotendo un po’ la testa come dovessi soppesare qualcosa d’importante.
So che sei concentrata sulla mia risposta…
ma cosa cazzo mi hai chiesto?
Non sai che vorrei soltanto morire, in modo civile, senza rumore e senza sporcare troppo.
Butti fuori aria, le pieghe intorno la bocca accennano ad un sorriso, le spalle arcuate e protese in avanti.
Forse sono salvo.
“Eeeeehmmmm… posso avvalermi della facoltà di non rispondere?”
“Ma sei scemo?” urli forte.
“Si” taglio corto, così me la tolgo dalle palle.
Peccato sia andata via, avremmo potuto giocare al dottore.
Bombe!
La testa sotto la tua maglietta
il profumo e il tepore della pelle.
Quante volte avrei voluto morir così
chiudere gli occhi e non esserci più
dissolto in quell’ovattato mondo
buio, caldo, sereno, pieno.
Un utero nel quale sprofondare dimentico di me
e dell’esterno accecante
e delle banalità quotidiane assurte a trofei da conquistare
e delle maschere da indossare per non mostrare il vero volto
e delle ingiustizie
e del fango di uomini corrotti dal proprio ego
e di guerre
di bambini malati
di mani tese mozzate senza pietà
di bombe
di sangue
basta!
Consapevolezza
Entro sul terrazzino di soppiatto, Lupa è di spalle guarda l’orizzonte…
Si volta, mi osserva, apre la bocca e lascia uscire la lingua che sembra di stoffa, sorride…
Che strana coincidenza essere lì in quel momento uno di fronte all’altro.
Quale mano ha guidato questo evento?
Quanti fattori hanno contribuito a creare quest’attimo?
I nostri reciproci genitori… cosa li ha spinti ad un incontro che avrebbe generato due esseri così diversi che un giorno si sarebbero trovati sul quel terrazzo in un pomeriggio caldo?
Circondati da uno strano silenzio, legati da uno sguardo ipnotico, ricco di incomprensioni e affetto.
Quante cellule si sono combinate e perché proprio quell’ovulo e quello spermatozoo si sono fusi?
Quante probabilità c’erano che un piccolo cambiamento modificasse il corso di una vita e di tutti gli eventi ad essa correlati? E tutto il mondo attorno? Scenario di cartone o espressione massima di energia fatta materia e vita? Ma cosa cazzo è la vita?
Mi sdraio direttamente sul pavimento, osservo il cielo e le nubi alte, stratificate che inconsapevoli vanno verso la loro fine…
Quante volte ho vissuto così, inconsapevolmente, alla cieca, procedendo a tastoni e tentativi, cadendo e rialzandomi piangendo o semplicemente in silenzio, con sempre più forza e sicurezza verso una meta sconosciuta e forse da un po’ anche agognata.
Lupa poggia una zampa sul mio petto, vuole attenzione, non capisce o forse si…
Abbaio forte
Seduto sul pavimento del terrazzino respiro lento,
cerco di comprendere lo scambio di elementi che rinnovano la vita al mio interno.
Nuvole basse corrono veloci, l’orizzonte placido fino al mare taglia netto il confine.
Lupa mi gira intorno, annusa, mi guarda fisso negli occhi, non capisce.
Non capisce perché sono poggiato sulle natiche a gambe incrociate,
non capisce perché non ululo al cielo i miei stati d’animo.
Afferra una palla ovale e me la batte contro cercando di scuotermi.
Le sorrido, passo una mano sul suo manto peloso e morbido, sul muso affusolato e bello.
Ci guardiamo fissi negli occhi, un lampo di comprensione profonda ora ci attraversa.
Pace!
Scatta d’improvviso, un suo simile lontano abbaia, lei risponde con gusto
e si volta cercando la mia approvazione. Ha ragione.
A quattro zampe la raggiungo, abbaio forte anch’io.
Al cielo, ai palazzi, alla gente, alle auto puzzolenti,
al mondo così bello e indifferente, abbaio forte.
Lei scodinzola felice, felice anch’io.
Farsa luce
A vorte vedo tutto più nitido
'sti tralicci dentro 'sta scatola de cemento armato
'sti tubi fissi lì, controvoja, curvati addosso a le pareti,
pieni de liquidi e de gasse
un po' come noi animali padroni de 'sto monno
adattati a le regole, pieni d'aria e de parole,
intenti a lucidasse l'anima d'ottone
a risplenne de farsa luce
all'occhi de chi ce vede
In-contro
Mi accogli con un sorriso, lasciando in aria l’azione che stavi compiendo
Ti sorrido dietro gli occhiali scuri con interesse
Mi parli con calma affascinante
Non trattengo lo sguardo che si poggia sul tuo seno
Aspetti qualcosa
Mi devi aver posto una domanda
Ti sorridono gli occhi nell’attesa
Smonto gli occhiali lentamente
Non ti trattieni più e scoppi a ridere
Rido anch’io forse solo perché esisti
Ripeti parole come musica armonica
Realizzo, rispondo alla bene e meglio
Non ridi più, diventi formale, tracci segni su un foglio
Già ti amo
Mi porgi la mano destra
La catturo sperando sia per sempre
La scrolli e con una piega leggera delle labbra mi saluti
Mi giro gelato, torno all’inferno.
Negativo
Un bianco e nero sputato
forte e trasparente allo stesso momento
importante e da seppellire come un escremento
da filtrare con lenti prismatiche
da bere come una pozione fatale
e ci cammino dentro
strascicando i piedi controvoglia
spalmando sorrisi simili a paresi
simulando interessi e finte passioni
il sole mi scalda il ventre
le nuvole mi beffeggiano con la loro bellezza
l'indifferenza è un brivido che scuote
una lastra d'acciaio gelido al mio interno
crea attese bramate di una fine lenta a venire
implacabile come la lama di un boia
ed ecco i miei vestiti le mie scarpe
indosso un profumo che mascheri il corpo in putrefazione
e mi getto nella mischia cercando il mio angolo
la tana dove poggiare le spalle indifese
dove dormire tranquillo aspettando la fine
ricordando l'amore e l'amicizia
le speranze e le paure
le tue mani e il tuo sesso
il corpo e la tua anima...
e poi non è vero niente di tutto questo
ma la verità è un'altra storia
che vorrò delirare in altri momenti e in altri luoghi
se ne avrò voglia e forza.
Ancora Guerra
E di guardar le stelle mai mi stancai
finché in ciel vidi strisce filanti
messager di morte masticar la terra
con alti stridi e boati disumani
Crani schiacciati
macchie di sangue
membra dilaniate
ombre su muri di pelli ustionate
Ancor non basta alla brama nefasta
divorar corpi strade e palazzi
mostrando al creato quanto siam pazzi
Corpi celesti e di altro colore
Si incontrarono, così come fanno i pianeti nelle traiettorie prestabilite e vincolate dal magnetismo delle masse e dei corpi.
Si studiarono con diffidenza.
Lei, cometa brillante con lo strascico lungo, multicolore, sfavillante.
Lui, grezzo ammasso di materia che sogna di esser stella e brilla solo di luce riflessa.
Lenti, nel loro incedere millenario, si sfiorano con la mente nel vuoto dell’infinito nulla che li circonda.
Giocano come palle su un biliardo rotolando in silenzio.
La coda di lei spinta da un vento solare carezza il volto di lui.
La forza di lui impegnata al massimo per attrarla a sé
di più, di più, di più
quasi a toccarsi, quasi a vedersi, quasi a penetrarsi.
Per un attimo sono un corpo solo, una forma lucente visibile da lontano, anni luce.
Un’emissione radio nello spazio ne attesta l’amplesso,
un lampo nel buio ne suggella la fine.
Il viaggio come un pozzo senza fondo, il freddo, il vuoto
e l'eterno che sfuma, stancamente.