Vago per Roma
lontano da me mi nascondo sempre più negli anfratti profondi nelle grotte buie dell’anima e a volte grido nel rimbombo feroce dell’ego e poi attraverso le strade di questa città fingendomi vivo con la corazza scintillante d’argento dei generali romani con gli addominali finti e i pettorali glabri e la tempesta mi coglie impreparato così corro verso quel bus che sembra proprio il mio in un giallo sfumato di muri antichi e vecchi intenti che mi incitano nella corsa che attira i curiosi e i mostri di pietra dei palazzi con facce di grifo e di leone e le scritte fasciste incise con orgoglio farsesco ancora lì a prenderci in giro grondanti di sangue sbiadito e malamente dimenticato
cazzo, il biglietto del bus