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ma_quante_storie

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ma_quante_storie più di un mese fa

Ieri pensavo alla verità, a quelli che ignorano una persona non perché non sappiano gestire quella persona, ma perché non in grado di gestire loro stessi in relazione a quella persona, in relazione alle cose che dice loro, alla necessità di considerare quanta verità ci sia in quanto si sentono dire.
C'è una frase che mi piace tanto, nella versione originale il riferimento era alla vecchiaia, ma dal mio punto di vista anche la verità non è roba per ragazzine.

E mi fa sorridere che tutti la chiedano, la desiderino, vituperino ipocrisia e menzogna, e poi, messi davanti alla verità, cerchino di sfuggirle.
Ma il bello della verità è che è perfetta così, non è lasca, non lascia spazi vuoti attraverso cui far passare un'obiezione.

Certo, dall'altra la verità richiede consapevolezza, onestà verso se stessi, a volte è faticosa, ma quanto è vera la frase che la verità ci rende liberi.

 

 

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ma_quante_storie più di un mese fa

"Da grande voglio essere proprio come me."

Fatto.

 

E le chiacchiere superficiali, i consigli retorici tirati a lucido, le opinioni di chi cerca di ridurre gli altri ai minimi termini, per non sentire, nel confronto, il peso della sua pochezza, se li porta il vento.

 

Mio padre mi diceva Acqua davanti e vento di dietro, quando qualcuno cercava di farmi sentire piccola, era il suo modo di dirmi che quell'individuo era preferibile che prendesse il largo. Ma mi piace pensare che fosse anche un modo di spronarmi a riprendere il mio viaggio, con il mare aperto davanti al mio viso e il vento propizio a gonfiare le vele.

 

 

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ma_quante_storie più di un mese fa

... Ora pensa alla risposta più corretta alle domanda della notte passata. E al peso dell’assenza, e spera di avere un peso almeno come assenza, dopo aver annullato il suo silenzioso esserci scrollando via le lacrime nascoste che lui non avrebbe sentito neppure se gli fossero piovute addosso. È acqua passata, che ha lavato via molto, tranne i ricordi e quella parte della loro storia comune, la parte scritta dai sensi e dalla condivisione. Storia che ora fa meno male, e lei può tornare a pensarci e sorriderne un po’.

 

L’importanza di sapersi raccontare, sfumare passioni, ritrovare dettagli, dare il giusto peso alle proprie pagine. A volte provo tenerezza, raccontandomi.

 

“C’era qualcosa di erotico in quel cupo cielo invernale, con quella fitta coltre di nuvole, il grigio, il vento freddo. Tutto sembrava fatto apposta per spingere a cercare la pelle dell’altro. In quel colore grigio sconfinato, veniva voglia di chiudersi a lungo in una stanza. E in quella stanza, abbandonarsi a un piacere senza limiti, come se fosse l’unico posto al mondo dove poterlo fare.”

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Qualche riga di un vecchio racconto, dedicato a dei giorni di un Autunno trascorso tra pioggia chiusa fuori e dentro film, anime, musica, pareti rosse, piadine e crema di whisky, e una citazione di Banana Yoshimoto, tratta da un libro il cui titolo è perfetto, "Ricordi di un vicolo cieco".

 

 

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"... La lezione che possiamo trarre dai concetti di kotodama e imikotoba è che le parole si portano dietro un grande potere e un carico di responsabilità. Le cose che diciamo, anche a noi stessi, finiranno per essere assorbite, non cadranno nel vuoto senza conseguenze. Dunque usatele con saggezza, con animo premuroso e gentile... Anche quando le rivolgete a voi stessi."

 

Il genere di cose che, purtroppo, so essere buone solo per riempirsi la bocca, per darsi un tono. I più non penso possano capire il peso delle parole.

 

Da Omoiyari, di Erin Niimi Longhurst.

 

 

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Mi chiedo come fanno, certe persone, a raccontarsi di poter restare dove sono, a raccontarsi di non sentire la mancanza di quel qualcuno insieme al quale si sono sentiti finalmente a casa.

 

 

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ma_quante_storie più di un mese fa

A proposito di storie, e non quelle che le persone raccontano e si raccontano per nascondersi dietro un dito o per darsi un tono, c'è differenza tra chi fa cronaca, soffermandosi sul cosa, e chi fa racconto, ponendo attenzione al come.
E la capacità di raccontarsi, di cogliere emozioni, colori, dettagli è una dote affascinante che permette a una persona, e a tutto quello che coinvolge nel suo racconto, di diventare unica, irripetibile, come la sua esperienza.
Chi sa raccontare assapora le vicissitudini, anche le più semplici, ne coglie sentore e sapore e sa esprimerle attraverso le parole, dando spessore a ogni singola cosa.
Saper raccontare presuppone una certa dose di consapevolezza, che permette di non inventare niente rendendo comunque una storia coinvolgente.
Alle persone che fanno cronaca e a quelle che fanno poesia, preferisco la sincerità narrativa e libera di chi sa fare prosa.

 

 

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ma_quante_storie più di un mese fa

Se io fossi Dio

e avessi il segreto

farei un essere esatto a te;

lo proverei

(alla maniera dei panettieri

quando provano il pane, ovvero:

con la bocca),

e se questo sapore fosse

uguale al tuo, ossia

il tuo stesso odore, e il tuo modo

di sorridere,

e di stare in silenzio

e di stringere la mia mano strettamente,

e di baciarci senza farci male

– di questo sì, sono sicuro: metto

tanta attenzione quando ti bacio-;

allora,

se io fossi Dio,

potrei ripeterti e ripeterti

sempre la stessa e sempre differente

senza stancarmi mai del gioco identico

senza disdegnare neppure quello che fosti

per quella che saresti diventata tra un attimo;

ancora non so se mi spiego, ma voglio

chiarire che se io fossi

Dio, farei

il possibile per essere Ángel González

per amarti così come ti amo

per attendere con calma

affinché ti creda te stessa ogni giorno,

affinché sorprenda tutte le mattine

la luce appena nata con la tua propria

luce, e scorra

la tenda impalpabile che separa

il sogno dalla vita,

resuscitandomi con la tua parola,

Lazzaro allegro,

io,

bagnato ancora

di ombre e pigrizia

sorpreso e assorto

nella contemplazione di tutto quello

che, in unione di me stesso,

recuperi e salvi, muovi, lasci

abbandonato quando – dopo – taci…

(Ascolto il tuo silenzio.

Odo

costellazioni: esisti.

Credo in te.

Sei.

Mi basta.)

 

Mi basta così, Àngel González Muniz.

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ma_quante_storie più di un mese fa

"Nel flusso indefinito del tempo e degli stati d'animo, gran parte della storia è incisa nei sensi. E cose di nessuna importanza, insostituibili, ritornano così all'improvviso, in un caffè d'inverno."

Un pensiero tratto da uno dei tanti libri che ho letto di Banana Yoshimoto.

La cultura giapponese, i manga e gli anime, i quartieri di Tokyo che vivono di notte e quello delle maiko a Kyoto, le geiko e la cerimonia del tè, gli ukiyo-e e gli haiku, hanami e shinrin-yoku, la preghiera al tempio a Capodanno e i desideri che si involano con il fumo degli incensi, i miei ikigai e la colla mista a oro del kintsugi, la gentilezza e la sensualità, la disciplina e la dedizione, il pensiero buddhista e il Natale cristiano, i tanzaku e gli yukata, il white day e i furin, come quello alla mia finestra, momenti, espressioni, usanze in cui, in qualche modo, riconosco un po' di me.

E il piacere di leggere seduta accanto alla finestra aperta, in un giorno d'Estate, con il vento leggero che fa tintinnare il furin di ghisa blu e, con il suono, mi sfiora la pelle e i pensieri, lasciando solo la piacevole sensazione di stare bene in un momento tanto semplice.

 

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ma_quante_storie più di un mese fa

"È tragico quante poche persone siano padrone della loro anima prima di morire. Non c’è niente di più raro in un uomo, dice Emerson, che un atto di sua propria volontà. Ed è verissimo. La maggior parte delle persone sono altre persone, i loro pensieri sono opinioni di qualcun altro. La loro vita un’imitazione, le loro passioni una citazione. L’ha scritto Oscar Wilde."
Una citazione anche questa, ma quello che la rende autentica è il pensiero critico che l'ha fatta apparire sensata e condivisibile.

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