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natodallatempesta0 07 febbraio

 

Questi due giorni e i relativi post sono stati alquanto critici e tristi, avervi portato a declinare la stessa tristezza mi è dispiaciuto un pochino.

 

Oggi, voglio regalare a me e a voi:

 

Vita e amore.

 

I prossimi minuti possono essere emotivamente impegnativi e impressionabili.

 

Per me sono semplicemente e incomparabilmente meravigliosi.

 

 

Dalla vita buona giornata. :-)

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natodallatempesta0 06 febbraio

 

Chiedo scusa a tutte le amiche e amici che mi leggono per quest’altro post cupo e forse triste.
Che posso dire mi farò perdonare.

 

Ieri, come ho scritto nelle ultime righe, è stata festa nella mia città natale.
Una festa religiosa importante. Negli anni ha raggiunto una notorietà insperata per la chiesa e il comune, le casse si rimpinguano per la gioia di belli e furbi.
La seconda festa per importante, prima c’è San Gennaro e dopo c’è lei, San’Agata.

 

Ieri ho concluso scrivendo: "Questo mondo è malato, malato nell’anima." Ancora ho in mente le parole scritte e il cuore si agita.

 

IO questo mondo non lo capisco e mi rendo conto che, forse, non l’ho mai capito. Anche se ho cercato e cerco di comprenderlo e giustificarne (dare un senso) gli errori.
Sono così critico come me stesso quasi da non perdonarmi e questo sapete dove porta? Porta ad esser tollerante con gli altri. Questo mi hanno insegnato, ad esser altruista e generoso. Ma sapete qual è la verità? Lo si fa per egoismo, gli altruisti i generosi, sono pochi. Lo si fa per ricevere quello che noi non riusciamo a darci, “il perdono”, un modo per aiutarci ad alleggerire i sensi di colpa.

 

Sapete cosa mi disgusta, la maschera, quella maschera di onesta, sensibilità, gentilezza e amore che indossano i lupi, poveri lupi, forse è meglio dire che indossano gli uomini.
L’ipocrisia è vigliacca.
E come ogni maschera nasconde, nasconde il marcio per mostrare il bello.

 

Ieri girando per le vie della mia città ho visto, gioia, ho visto bambini e adulti, famiglie intere radunarsi e festeggiare all’ombra di una grande macchia bianca.

 

La tradizione vuole che chiunque faccia voto a Sant’Agata, può indossare “il sacco” come segno votivo. Il sacco è un saio bianco accompagnato da un copricapo di velluto nero detto scuzzetta, un cordone bianco, un paio di guanti bianchi e un fazzoletto anch’esso bianco.
Il colpo doccio è straordinario, come festa folkloristica non ha da invidiare nulla ad altre più celebri feste religiose.
Ora, non ho alcuna intenzione di lanciarmi in una disquisizione sulla fede, sono il meno indicato e il meno preparato probabilmente. La mia fede è verso l’amore e verso chi ha lasciato nella sua strada puro e incontamito amore, non verso una scultura di legno, ferro o marmo, rendere omaggio è tutt'altra cosa rispetto alla venerazione cieca e sorda. Quindi non sono la voce migliore per esprimere il senso religioso della festa.
Quel che so e credo è che la fede deve essere un patto di fedeltà e fiducia verso un dettato spirituale.
Se indossi un indumento, una collana o un fede che è la rappresentazione di quel messaggio, quel messaggio “devi” seguire e lo devi seguire sempre, non solo quando ti conviene o perché è la ricorrenza.

 

In questi giorni la città si inonda di bianco, diventa innocente. E lo trovo ipocrita. Questo mio senso critico, mi fa paura, perché ho la sensazione di stare diventando sempre più duro nei pensieri, ed è facile il passo al cinismo.
Come ho scritto ieri, mi sento come se viaggiassi sulle montagne russe.

 

Ho un solo ricordo felice di mio padre ed è legato alla festa di Sant’Agata.
L’immagine che ho in mente mostra me da piccolo, sei o forse sette anni, con accanto mio padre che mi tiene la mano e passaggio con lui in una via piena di gente in festa.
Un ricordo felice che dovrebbe riempire di gioia il cuore, ma al contrario mi rattrista.
Perché mi ricordo solo questo. Come si fa a ricordarsi solo questo? Ad avere solo questo?

 

La festa è stata un successo, numeri da record.

 

Fercolo di Sant'Agata - 5 Febbraio 2023

 

Questa è un’immagine che ho scattato ieri sera. Cosa notate? I cellulari. Tutti in alto a riprendere o scattare, invece che pregare. Così come accade in una rissa o in un incidente, tutti a filmare o scattare, nessuno che interviene. Per carità ci sta una foto, l’ho fatta pure io, ma come per il sacco il senso di essere lì, dovrebbe essere un altro. Beh, magari sono tutti turisti.

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natodallatempesta0 05 febbraio

 

Scrivo questo pensiero con il cuore freddo, raggelato dal mondo.
Ho spesso affrontato argomenti pesanti e non mi sono mai tirato indietro dal dire quel che pensavo. Questo è il bello della rete, il bello dell’essere anonimi.

 

La mia compagna spesso mi dice, quasi, sconsolata che non dovremmo più leggere o ascoltare notiziari.
Beata ignoranza. Il male di questa società è anche la culla su cui sguazza l’umanità, una culla senza rumori, senza bagliori, senza accelerazioni, solo un lieve e lento vivere. La fortuna del male è che non viene ricordato.
Ho raccontato in un vecchio post le mie sensazioni, il mio dolore per non esser papà.
Ho letto di un neonato caduto nelle acqua. Una vittima invisibile della migrazione.
Ho letto di una mamma che stremata si è addormenta con in braccio la vita, per poi svegliarsi con in braccio la morte.

 

Il valore di una vita.

 

“Ognuno vale quanto le cose a cui da importanza.”
Marco Aurelio

 

Fatemi capire, a cosa date importanza?
Mondo! Fammi capire a cosa dai importanza?

 

Me lo chiedo, senza giudicare (ci provo). Una mamma che si imbarca su un gommone pronto ad affondare, messo in mare per affondare si spera dopo l’arrivo dei soccorsi, con in braccio un bambino di due, tre, forse, quattro mesi, a cosa da importanza?

 

Di certo non alla stessa cosa che da importanza una donna o un uomo italiano.
Incorrerò di certo nel vostro disappunto, ma mi chiedo chi ha il potere di cambiare il destino dei neonati che in braccio a queste madri prendono il mare?

 

Ho, tempo fa, visto un documentario su una spiaggia. La spiaggia di una sperduta e disabitata isola dell’oceano, se non ricordo male, pacifico. Gli scienziati mostravano i rifiuti portati dall’oceano, rifiuti che come relitti si adagiavano su quel tratto di terra un tempo incontaminato.
Rifiuti proveniente da ogni parte del mondo, prodotti in Europa, in America, in Cina. Sapete, son certo che c’è il coglione che dice: non c’entro nulla, io vivo in Italia - in Francia - in Germania - mica ho sporcato quella spiaggia è così lontana da me.
Anche quelle madri sono lontane da noi e molti le considerano snaturate per il pericolo in cui mettono i loro figli, c’è chi pensa che non spetta a noi salvare quei neonati.

 

Fatemi capire, a cosa date importanza?
Mondo! Fammi capire a cosa dai importanza?

 

Forse sbaglio a scrivere di tutto questo. Ho rallentato, quasi smesso di parlare di me per evitare di essere, sempre, troppo cupo, scegliendo di scrivere d’altro, beh scrivo del mondo ed è quasi peggio.
Posso continuare a scrivere solo di amore e poesia? Perché no è un modo sensibile di vivere il blog e l’interazione con gli utenti. Che dite riuscirei a scrivere solo di poesia o amore?

 

Non pretendo comprensione o ragione, lungi da me pensare d’esser portatore di qualsivoglia verità.
Sono tra gli ultimi e tra gli inascoltati, lo siamo tutti inascoltati in fin dei conti.
Di cosa dovrei scrivere? Cosa dovrei raccontare per esser meno cupo? Per come sono e quel che sento, anche se scrivessi di poesia riuscirei ad esser tormentato. Esempio:
Chiunque mi sta leggendo è stato un giovane ragazzo o una giovane ragazza, e si è trovata o trovato seduto su un banco di scuola e gli è capitato o capitata (è certo) di trovarsi dinanzi ad una poesia del Carducci.

 

Pianto antico, celebre poesia che il Carducci dedicò al figlio perso a soli tre anni.

 

Una poesia che non potrà mai esser capita da un ragazzo o una ragazza. Alcuni versi sono teneri:

 

L’albero a cui tendevi
La pargoletta mano,

 

Immaginate quella mano piccola e indifesa come quella nera e sporca di un piccolo africano. Altri raggelano il cuore:

 

Sei ne la terra negra;
Né il sol più ti rallegra
Né ti risveglia amor.

 

Figlio mio, sei sotto i miei piedi seppellito da una terra nera che non ti da calore e non ti mostrerà più luce, potrò solo inginocchiarmi su questa terra, lei sola potrà ora abbracciarti e avvolgenti. Questo potrebbe aver pensato Carducci trovandosi tre metri sopra suo figlio. Quel neonato dalla pelle nera è invece perso sotto una montagna di acqua, in un freddo sudario.

 

Se ascolto o leggo di neonati morti in mare o spenti per una regola del tutto illogica, se privata delle attenzione che un neonato deve avere, cosa dovrei pensare secondo voi? Cosa mi dovrebbe suggerire la mente o il cuore? Mi viene spontaneo pensare al papà che non potrò essere mai e al destino che ha permesso a questo mondo di mettere al di sopra della vita di un bambino, dinamiche e desideri, che svaniscono nel momento che egli non c'è più, per me che non è mai esistito quelle dinamice sono insensate.

 

Si dovrebbe capire a cosa si da importanza.

 

Non ho idea di cosa sto scrivendo, né so se quel che ho raccontato ha un senso, mi sembra di passare da un input all’altro senza tanta logica.
Mi sembro di stare su una montagna russa, che sale e scende dai binari portandomi a volte tra le stelle, lì dove la luce scalda l’anima, altre a pochi centimetri dal suolo, così vicino da sentire le gambe piegarsi e le ossa tremare.

 

Arriva primo o poi l’istante in cui si pensa: È il momento che il mondo sappia come mi sento?
Il mondo che amiamo, che ci sta vicino e ascolta, il mondo che ha un nome e un volto. Ma c’è sempre qualcosa che impedisce di mettere a nudo realmente quel che sentiamo.
Io non riuscirei, lo so, mai a parlare così a chi mi sta accanto, anche perché non ho questa loquacità verbale, ma in queste settimane ho fatto leggere quel che ho scritto in questo blog alla mia compagna (le cose più importanti) ed è stato bello vedere il suo viso sorridere o commuoversi nel leggere i miei pensieri.
La comprensione è la fonte di ogni conoscenza, senza si è invisibile, si è ciechi e sordi, si è morti nell'anima.
L’intelligenza è nel saper trovare la strada, quell’unica strada che ci porta ad incontrarci e - la parola che potrebbe sembrare logico far seguire è capirci, ma in realtà la parola giusta é, mostrarsi.
Se ci mostrassimo per quel che siamo, molti problemi avrebbero la possibilità di una cura.

 

Perché sì, questo mondo è malato, malato nell’anima.
Ed ogni neonato che muore aggiunge una ferita, a me l’aggiunge, anche se non conosco il nome, non conosco il viso, mi lascia un dolore, difficile da spiegare.

 

 

Stasera nella mia città natale è festa, un pò di vita credo mi aiuterà a esser un pò meno triste.

 

Buona domenica a tutti.

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natodallatempesta0 03 febbraio

Oggi avevo in mente di scrivere tutt’altro post, ma ieri leggendo le notizie ho avuto modo di riflettere ed ora sento di dover scrivere un piccolissimo pensiero.
La notizia riguardava un’interrogazione parlamentare dell’attuale maggioranza di governo.
Con tutti i problemi che abbiamo ci vuol coraggio a perdersi nel futile.
Qualcuno potrebbe ribattere che è importante anche quel tema.
Io non lo credo, con il costo dell’energia che aumenta, il costo della benzina che aumenta, con due pazzi che minacciano la guerra mondiale, con la corruzione che sempre più dilaga e la violenza che sempre più è nelle mani di giovanissimi.
La politica pensa a San Remo.
Si può esser più idioti, più incapaci, più inutili?

 

Una puntualizzazione, una delle tante che doveva esser reclamata e scritta.

 

Adesso però, non lascio il pensiero incatenato a questa pessima politica, a queste notizie che sono deprecabili, a queste puntualizzazione che ci umiliano.
Se riesco, il pensiero, lo porto altrove cercando d’esser il meno malinconico possibile. Per chi ha letto il post di ieri sa che al momento un pò di tristezza c’è.

 

Come mandarla via?

 

«Tristezza come posso renderti meno triste?»

 

«Recitami una poesia. Una poesia dove possa vedere il mare, recitamela e il cuore mio sarà meno triste.»

 

 

«Sei meno triste ora?
Ti ho raccontato di una conchiglia e del mare.
Lo vedi? È lì, in fondo al nostro cuore, lì, dove i ricordi sbocciano come fiori.»

 

«Sì lo vedo! Vedo le onde giocare a rincorrersi, sento il suo canto lusingare il vento e il sole accarezzarlo con stelle brillanti.
Ora sono meno triste.»

 

 

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natodallatempesta0 02 febbraio

 

Di viaggi ce n'è sono tanti.

Ogni viaggio lascia qualcosa,

l'ultimo più degli altri.

 

Buon viaggio.

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natodallatempesta0 01 febbraio

 

Questo passaggio è tratto dal “Simposio” di Platone.
Un bellissimo elogio all’amore.

 

Questo scorcio poetico lo dedico in particolare a chi ieri si è un pò stupita per il tono del mio post.

 

Questo mondo è meschino, crudele e violento. Potrebbe esser spontaneo dire che non ci si può far niente e rassegnarsi.
Ma non è vero.
Bisogna aver fede, fede nell’amore.
Lo so, suona retorico.

 

Ma non è diverso dal scrivere o dire “t’amo” alla propria compagna o compagno.
Tra pochi giorni sarà San Valentino. Quanti t’amo, verrano scritti e detti?
Quest’amore ha un valore o no?
O è tutta una bugia?

 

Sant’Agostino diceva: “Una fede che non sia pensata è niente.”  
Io dico che: "Un amore che non sia provato è niente

 

Dar prova d’amore, che non significa quel che potrebbero pensare alcuni.

 

Provare che in un mondo meschino, crudele e violento, un mondo dove si arma per uccidere, si truffa puntando al più debole, si è retorici, tanto da esser degli inguaribili sciocchi che sperano in un mondo migliore.

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Una tempesta terribile si abbatté sul mare. Lame affilate di vento gelido trafissero l'acqua e la sollevarono in ondate gigantesche che si abbatterono sulla spiaggia come colpi di maglio. Ogni sferzata arò il fondo marino scaraventando le piccole bestiole del fondo, i crostacei e i piccoli molluschi, a decine di metri dal bordo del mare.
Quando la tempesta passò, rapida come era arrivata, l'acqua si placò e si ritirò. La spiaggia si presentò come una distesa di fango in cui si contorcevano nell'agonia migliaia e migliaia di stelle marine. Erano così tante che la spiaggia sembrava aver cambiato colore. Il fenomeno richiamò molta gente da tutte le parti della costa. Arrivarono anche troupe televisive per filmare i risultati dell'eccezionale fenomeno. Le stelle marine erano quasi immobili. Stavano morendo.
Tra la gente, tenuto per mano dal papà, c'era anche un bambino che fissava con gli occhi pieni di tristezza le piccole stelle di mare. Tutti stavano a guardare e nessuno faceva niente. All'improvviso il bambino lasciò la mano del papà, si tolse le scarpe e le calze, poi corse sulla spiaggia. Si chinò, raccolse con le piccole mani tre piccole stelle del mare e, sempre correndo, le portò nell'acqua. Poi tornò indietro e ripeté l'operazione.
Dalla balaustra di cemento, un uomo lo chiamò:
- "Ma che fai ragazzino?"
- "Ributto in mare le stelle marine! Altrimenti muoiono tutte sulla spiaggia!" - rispose il bambino senza smettere di correre.
- "Ma ci sono migliaia di stelle marine su questa spiaggia: non puoi certo salvarle tutte. Sono troppe!" - gridò l'uomo - "Questo sta succedendo su centinaia di altre spiagge lungo la costa! Piccolo, non puoi cambiare le cose!"
Il bambino sorrise, si chinò a raccogliere un'altra stella di mare e rimettendola in acqua rispose:
- "Ho cambiato le cose per questa qui!"
L'uomo rimase un attimo in silenzio, poi si tolse scarpe e calze e scese in spiaggia per aiutare il bambino. Cominciò anch'egli a raccogliere stelle marine e a buttarle in acqua. Un istante dopo scesero due ragazze: così si trovarono in quattro a buttare stelle marine nell'acqua. Qualche minuto dopo erano in cinquanta, poi cento, duecento, migliaia di persone che, lungo tutta la costa, rimettevano le stelle marine nell'acqua del mare.
Morale: per cambiare il mondo serve l'aiuto di tutti, ma basterebbe che qualcuno, anche piccolo, avesse il coraggio di iniziare.

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Periodicamente è necessario puntualizzare l’evidente in questa comunità.
I messaggi d'invito in altri siti (ose) o di ragazze/i che pregano di scrivergli perché han visto l’amore (chissà come?) provenienti da improbabili località del mondo. Non vengono e non verrano mai aperti, cancellati subito. Questo, solo, per puntualizzare come detto l’evidente. Quindi:

 

Le TESTE DI CAZZO sono pregate e pregati di prendere il ticket in biglietteria e andare a fare in culo. :-)

 

Puntualizzo inoltre che d’amicizia, da sensibilità, da onesta è fatta l’intenzione.
Quell’intenzione che porta a condividere:

 

per me: Condividere=Sincerità.
per me: Condividere=Onesta.
per me: Condividere=Verità.

 

pensieri su cui costruire un diario virtuale che è esternazione di quel che sono:
Ossia IO, quello della foto. Un uomo che ha accanto una donna che ama immensamente, che ama scrivere e che scrive quando il tempo è bello di: poesie, arte e bellezza, quando è brutto di quel che cazzo gli pare. Perché sono anche questo.

 

Riflettendoci lo devo ammettere.
Considerando che bazzico su Libero, direi più o meno, da quando è stato creato, ci sono affezionato, nonostante a volte mi fa incazzare come un gorilla che ha visto un bracconiere.

 

Solitudine, quanti post scritti per descriverla, richiamarla, persino, adularla, chi mi legge lo sa.
Questo spazio, che ho scelto, ce n'è sono tanti in rete, non è l’unico che conosco, ma nel tempo è uno dei pochi che è rimasto, è un luogo che mi fa compagnia a tratti lo ammetto, ma quei momenti sono bastati a renderlo un luogo a cui tengo nel bene e male.

 

Lord Byron diceva che l’amicizia è l’amore senza le ali.
Bellissima immagine.

 

Per il carattere che ho e il vissuto che mi porto alle spalle, l’amicizia è stata una traumatica affermazione delle mie debolezze e delle mie incapacità relazionali.
Non sono mai riuscito a instaurarne. Sì, ci sono amicizia nate al lavoro o ereditate dalla mia compagna, qualcuna è rimasta nell’aria (che appare per i saluti di festa) dalla scuola. Ma nessuna amicizia, profonda, slegata dal contesto che si vive, e legata invece dall’amore che va oltre il tempo. Sono un solitario questo è stato evidente fin da piccolo. Anche se, non so se mi auto isolavo o mi isolavano, oggi credo non importi più.
Mi illudo e consolo per quelle che ho instaurato qui.
LO SO!!!
Non sono amicizie, totalmente, reali, non ci incontreremo mai e in molti casi non chiamerò, non pronuncerò mai il vostro vero nome. Che importa. Non è il nome, né il luogo, né la vita che vivete che conta qui. Qui conta l’anima, perché si ha il privilegio di leggerla.

 

Ringrazio per questo:

 

Giuliana, Rosy, Simona, Ely, Rossella, Surfinia, Rita, Alfredo, Chiara, Stella, Butterfly, Rebirth.

 

e tutti gli altri che nel silenzio del click, entrano, leggono e vanno via.

 

Il resto andate a ............. :-D

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Non mi sono mai dilungato troppo sulle notizie che il mondo ci regala, sì qualche interazione, opinione ogni tanto l’ho concessa giusto per delineare una posizione. Ma per il resto ho sempre condiviso mie esperienze. Ieri discutendo con un parente prossimo ho sottolineato che non ero d’accordo su una sua posizione e mi sono beccato un bel egoista.

Non crede di esser un egoista, all’apparenza probabilmente sembro scontroso e indifferente ma è un atteggiamento di difesa costruito negli anni.
Non vi sto a raccontare l’argomento non è importante, nulla di vitale, mi soffermo su come è facile essere utili quando fai quel che dicono gli altri e invece esser inutile e magari egoista se non assecondi i loro desideri. Non scrivo nulla di nuovo e forse ho già discusso probabilmente l’argomento, non ricordo.
Ma è irritante.
Un povero cristo (come esclamava mia nonna) può pensarla diversamente?
“Il nostro primo dovere è di non seguire, come fanno gli animali, il gregge di coloro che ci precedono.” Lucio Anneo Seneca.
Conformismo e anticonformismo, è alquanto esagerato lo so paragonare il mio episodio al conformismo e all’anticonformismo. Ma in generale penso che ogni pretesto è buono per affermare un’idea, possibilmente in modo pacifico e sensato.

 

Personalmente penso che in giro c’è tanto sfruttamento morale e non solo. Se hai abbastanza confidenza diventa per alcuni facile, dal dito prendersi il braccio e approfittare della situazione e poi reagire in modo meschino e violento ad un rifiuto. E per quanto cuore metti, la voglia di reagire con la stessa moneta c’è. Non sapete quante volte ho preso a pugni un muro o a calci una sedia per evitare di usare una faccia o un culo.

 

L’ho scritto qualche post addietro: “Il dono lasciato dal dolore è e può essere, se si riesce a leggere il male per quel che è, la sensibilità. E dove un occhio guarda con sensibilità, un fiore può sbocciare, una speranza può nascere e aggiungo un rifiuto con amore può esser accettato.

 

 

Immenso G.

Buon inizio di settimana a tutti.

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I problemi tecnici persistono, mi auguro non serva troppo tempo, per eliminarli e ripristinare gli inserimenti.

 

Aggiungo un piccolo pensiero:

Ieri dai notiziari ho appreso la notizia dell’incidente che ha visto 5 giovani perdere la vita.
Triste notizia che mi porta a dedicare un pensiero ai giovani di oggi.
Sento emozioni controverse se penso a loro. Entusiasmo e speranza se ripenso a Greta e a tutti i giovani scesi in piazza per difendere il loro futuro.
Delusione e sfiducia se penso ai tanti giovani che il sabato sera buttano via la vita.
Irritazione se penso agli studenti che hanno sparato all’insegnante in quel di Rovigo.
I giovani hanno più bisogno di esempi che di critiche.
Sono quelli, forse, che mancano, gli esempi.
O forse ci sono, ma non sono all’altezza.

 

Non posso non pensare che sono e restano giovani e che le colpe se ci sono, sono di chi educa, che al momento per una gran parte sta commettendo errori.

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