Libero

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Il malfunzionamento di Libero ha smorzato la routine. Per un paio di giorni non ho pensato al blog, fatto altro. Non è stato e non è un male. I problemi tecnici, ancora, persistono. Per adesso mi limito a questo breve pensiero.

 

Vi lascio una storia:
Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: "Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me”.
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: "E' vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto". Incuriosito il bimbo guardò la matita senza trovarvi alcunché di speciale.
"Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!”.
"Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell'esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.
Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi."Dio": ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.
Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E' un'azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.
Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere è un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.
Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.
Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione”.
Paulo Coelho.

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Banalmente, oggi, scrivo del tempo.
Da pochi giorni è giunto il freddo, sembrava non dovesse arrivare mai l’inverno, invece è arrivato.
Portando con sé: Pioggia, vento e neve.

 

Mi giro verso la finestra e il cielo è grigio, le nuvole si rincorrono e nel loro moto diventano pittori. Grigio che sfuma su grigio, celeste che timidamente si posa su un verde, oramai, invecchiato. Il pavimento del balcone è lucido e le sagome dell’aloe e del geranio si specchiano come vanitose regine di bellezza. L’acqua ancora sosta, dopo la pioggia.

 

Tutto è, malinconico.
Ma non triste, potrebbe esserlo, ci sono i motivi per esserlo.
Il ciclo delle stagioni scandisce il cambiamento e finché esiste immutabile e inarrestabile questo cambiamento, c’è speranza.

 

Mi vengono in mente le parole di un’amica virtuale, che lamentandosi di scrivere sempre di sventure (la parola è esagerata ma suona bene :-) in un mondo cattivo è facile monopolizzare e incupire i contenuti di un spazio letterario) urla: Sti cazzi!!! Dove è scritto che devo scrivere per rallegrare gli altri? Hai ragione.
Quante volte ho condiviso malinconie e paure? :-) Cari amici!
Se non tormento voi!!! Chi devo tormentare? :-D

 

Ho scritto molto di me dei miei problemi e tormenti, ricevendo sempre gentilezza e comprensione, di questo ho sempre ringraziato e sempre ringrazierò.
Potrei pensare che il gruppo di utenti che mi scrive, a cui io poi scrivo, sia palesemente formato da individui con grandi problemi interiori. Vi prego non vi offendete :-)
Sapete quale altro sinonimo usare per definire questi problemi?
Sensibilità.
Credo che, se non si sia toccato con mano il dolore e la sofferenza non si possa strappare all’oscurità la sensibilità e farne una torcia d’accompagnare alla speranza.
Il dono lasciato dal dolore è, può essere, se si riesce a leggere il male per quel che è: la sensibilità.
E dove un occhio guarda con sensibilità, un fiore può sbocciare, una speranza può nascere.

 

Volendo poteva accadere che un gruppo di persona sedute ad un ristorante si alzasse e unite accerchiassero una donna in difficoltà, quel muro di sensibilità poteva aver la forza di fermare il destino scritto da un uomo (un vile), che ha visto come unica strada la morte di quella donna.

Peccato non sia accaduto.

 

Il ciclo delle cose, passa, è inevitabile, attraverso la morte.
Finche, però, alcuni sceglieranno la dipartita di altri individui, finché ci sarà un vigliacco, pronto a decidere quando un altro essere umano deve morire, la speranza pronunciata dalla bocca di qualunque uomo o donna ha il sapore del sangue.

 

 

Ho iniziato con il tempo e ho finito con il sangue. Sarò strano?

Le belle parole ci stanno, son belle d'ascoltare, però i bei fatti sarebbero meglio.

 

Buona domenica a tutti.

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Visitando un’amica, mi è tornato in mente, leggendo i pensieri nel suo profilo, un film.
Film che era, come spesso capitava e capita, una trasposizione cinematografica di un romanzo letterario o meglio una serie di racconti per bambini. Da piccolo ho adorato il protagonista di queste storie e poi dei tanti films. Protagonista che ancora amo.

 

Il film in questione era accompagnato da alcune stupende canzoni, ne condiviso una. Emblematica per contenuto e significato, non potrei esprimere a parole nulla di più o meglio, rispetto a quel che ascolterete:

 

 

Concludo con una bellissima poesia. Spero riesca a darvi la stessa luce e lo stesso rispetto che il poeta ha concesso al suo nobile amico.

 

Ogni mattina il mio devoto cane
presso la sedia silenzioso aspetta
finché io lo saluto con un colpetto
Al ricevere questo tenue omaggio
di gioia il corpo suo tutto trasale!
Fra tutte le mute creature

lui solo, penetrando il velo del bene e del male,
ha visto l’uomo nella sua interezza,

essere per cui può dare la vita contento,
cui senza secondi fini può riversare amore
da un opaco sentire che a stento trova la via
verso il mondo della coscienza.
Quando vedo l’offerta di questo muto cuore
supplice del suo stesso bisogno,
immaginar non so quale raro valore
la sua saggezza pura trova nell’Uomo.
Col suo tacito sguardo, patetico, smarrito,
quel che afferra non può esprimere in parole;

ma per me rivela il vero significato dell’Uomo,
nello schema del Creato.

 

Rabindranath Tagore

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7

Non serve, poi, una grande ed esagerata prova, un’eclatante manifestazione per dimostrare affetto, per dimostrare amore.

 

Possono bastare, un paio d’uova, un pò di farina, qualche spruzzata di limone, un pizzico di burro e tanta frutta.
Con la giusta combinazione di movimenti e manipolazioni, si può dare forma a qualcosa di sensibilmente dolce.

 

La dolcezza! E quando mi ricapita di citarlo:

 

“Amor che nella mente mi ragiona
cominciò egli a dir si dolcemente
che la dolcezza ancor dentro mi suona.”

 

Danta Alighieri

 

 

 

 

Ieri è stato il compleanno della donna che amo. Questo dolce cuore, è stato il mio regalo culinario.

 

La forma era scontata, il cuore parlava.

 

La superficie non è perfetta, ma non lo poteva, mai, essere. La mia anima è cucita, attraversata da mille cicatrici, lo sono anche le mie creazioni. Imperfette esternazioni d’un fragile equilibrio.

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5

La poesia è bella?! Perché ha la naturale attitudine al conforto, anche quando è malinconica o profondamente decadente.
Ci affidiamo ad essa per esternare i nostri pensieri, proprio, per questa sua capacità di poterci esprimere al meglio della parola.
Ieri leggendo un pensiero poetico di un’amica, come spesso capita, trovo parole che hanno la capacità di aprire porte, d’ispirare sogni.

 

Il crepuscolo.

È amato da poeti, artisti e romantici.

 

La poesia non è, emotivamenete bella solo da leggere, ha il suo fascino anche ascoltandola, soprattutto se accopagnata da un sottofondo melodico:

 

 

Buon mercoledì.

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6

So che avevo scritto che avrei condiviso solo pensieri e contenuti leggeri, capaci di strappare un sorriso. Forse, la leggerezza non fa parte di me. :-)

 

Domenica insieme alla mia compagna, sono uscito per una serata (romantica), nulla di speciale al dire in vero, una pizza al centro e poi a casa, magari, dopo una passeggiata.

 

Ci siamo trattenuti al ristorante (è stato possibile) e siamo usciti che era quasi l’una.

 

La movida è quella che è, di questo ho consapevolezza.
I ragazzi e non solo, hanno diritto di divertirsi e passare la serata con amici e fidanzate.

 

Però non capisco, come si possa lasciare una città, che sembra una pattumiera. Non è una novità, so che è così (purtroppo), tant'è che il consiglio comunale ha, anche, emesso un decreto anti movida, qualche anno fa.

 

Vedere lo scempio lasciato da chi come i lupi mannari diventa un’animale (ed è un’offesa per l’animale accostarlo all’uomo) solo, la sera, oltre che illogico è, disgustoso. Scempio che fa ancor più male, considerando, che il luogo è, uno dei più belli centri storici d’Italia.
Forse, sono prevenuto io, avendo nel sangue la storia dell’arte, avendo studiato, esaminato, ogni palazzo, ogni monumento (di quel particolare centro storico). Sarà, ahimè, forse, normale questo modo di comportarsi, visto, poi, al mattino tutto torna, apparentemente, pulito. Dopo un pò, anche il brutto, diventa abitudine. È così? Da un pò penso che sia vero.

 

Un comportamento simile, per me è: anormale.
Considerando, poi, l’ipocrisia d’essere, educati alla luce del sole e dei maiali (anche qui, si dovrebbe, ahimè, offendere il maiale) alla luce della luna. Sapete pensandoci un pò, forse, sbaglio. Chiedo scusa. Non sono ipocriti, solo maiali. Anche di giorno non è che il comportamento sia tanto migliore.

 


Non ho mai scritto nulla su questo argomento. Oggi, mi andava di sottolineare questa ingiustizia verso la bellezza e quella voce che spesso è, inascoltata: La voce della città.

 

Credo sia vero, chi non ha cura del posto in cui vive, non avrà cura del prossimo e alla fine neanche di sé stesso.

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7

"Quei giorni perduti a rincorrere il vento,
a chiederci un bacio e volerne altri cento."

 

la poesia del Faber.

 

100 e 1 post.

 

Cento passi dalla libertà,
e uno per svelarmi, ancora, onesto.
Cento carezze dalla felicità.
e una per rivelarmi, ancora bambino.
Cento parole dall’amore,
e una per scoprirmi, ancora, innamorato.

 

 

 

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3

Le mani.

 

Se ne può far buon uso o cattivo uso.
Alda Merini disse: “Esistono mani fatate che possono diventare fatali”. Aveva regione.
Io le mie le ho, sempre, usate per creare le più disparate forme, per trasformare le idee in materia viva.

 

Come ho scritto vorrei condividere cose belle, cose che possono suscitare un sorriso. Conoscendomi, però, so che non è semplicissimo.

 

Le mani, mi danno gioia. Senza, la magia della creazione, cesserebbe d’esistere.
Questo è il mio omaggio alle mani.

 

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Matita – Studio

 

Mani divine:

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Cappella Sistina – Michelangelo

 

Mani che stupiscono:

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David di Michelangelo

 

Mani che insolentemente deridono:

ditt
Il dito di Maurizio Cattelan

 

Mani che pregano:

Uguaglianze
Le mie mani

 

E con le mani puoi dire anche di sì:

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6

È tra le sue (Hikmet) più belle poesie, forse, la più conosciuta, leggerla o rileggerla è, sempre, un dono per il cuore.

 


Ed è di questo, che ho bisogno e perché no (scusate la presunzione) avete bisogno.

 

Attimi d’Amore.

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