Gli indiani uccisi, massacrati, perseguitati e trucidati senza pietà, un olocausto senza precedenti, si parla di cento milioni di esseri umani, non hanno mai avuto voce in capitolo, né hanno mai avuto risarcimenti, e oggi sono relegati in “riserve” come se fossero un popolo senza storia, né cultura e vivono problematiche legate alla povertà, alcolismo, malattie senza cure, scarsa scolarizzazione.
Qui un pezzo di saggezza e poesia che sottolinea la grandezza di questi popoli.
"Non avvicinarti alla mia tomba piangendo. Non ci sono. Non dormo lì. Io sono come mille venti che soffiano. Io sono come un diamante nella neve, splendente. Io sono la luce del sole sul grano dorato. Io sono la pioggia gentile attesa in autunno. Quando ti svegli la mattina tranquilla, sono il canto di uno stormo di uccelli. Io sono anche le stelle che brillano, mentre la notte cade sulla tua finestra. Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo. Non ci sono. Io sono nel tutto condiviso".
Canto Navajo.
De André non narra dei Navajo, ma dell’oscenità di un massacro senza precedenti avvenuto lungo il fiume Sand Creek, ma il senso non cambia.