C'è qualcosa che non so
forse che non sai di me,
ma forse è anche bello non sapere e lasciarsi stupire.....
in fondo va bene così
non conosco il tuo cuore,
ma c'entrerò.......
C'è qualcosa che non so
forse che non sai di me,
ma forse è anche bello non sapere e lasciarsi stupire.....
in fondo va bene così
non conosco il tuo cuore,
ma c'entrerò.......
In questo variegato mondo virtuale riscontro, a volte, strane tipologie di esseri umani, ma prima di farne un elenco più o meno dettagliato ci tengo a dire che la messaggistica della community di Libero è la cosa più “umana” che esista in questa sottospecie di mondo, ci si scambiano idee, impressioni, si fanno domande, si ricevono risposte, c’è sempre una narrazione di sé che aiuta a conoscere l’altro, può esserci sintonia e allora scatta anche il piacere dell’attesa di una risposta e il piacere nel rispondere….Allora , dicevo....ci sono quelli che ti mandano un messaggio, tu controlli il profilo, perchè vuoi sincerarti che il tipo in questione abbia veramente qualcosa da dire, scrivi un messaggio per rispondere e ti scatta la dicitura “Riceve messaggi solo dagli amici,” allora controlli pensando che qualcosa ti sia sfuggito e il signore in questione di amici nemmeno l’ombra….poi ci sono quelli che ti visitano anche una decina di volte, e tu lo rivisiti, magari è uno che nel suo profilo dice che non vuole richieste d’amicizia e in questo concordo ampiamente con lui, ma aggiunge anche che non vuole altro….allora, ci si astiene dall’insistere e lo si molla lì.… Ci sono quelli che sfoderano bicipiti e torsi da urlo, secondo loro, e non sanno che spesso li si ignora proprio per quello. E poi ci sono quelli che postano a dismisura e sono alla spasmodica ricerca di un bel numero di like, preda di un intimo bisogno di riconoscimenti che li compensi di chissà quale carenza (affettiva?) o sono pervasi da mania di rivalsa, di diventare il re delle classifiche, insomma desiderosi di un riconoscimento che, anche se virtuale, gratifichi comunque un ego smisurato che nella vita reale non dico che sia ignorato, ma quasi. Tutte congetture fantasiose e prive di una qualsiasi ragion d’essere? Può anche essere, le verità assolute non esistono. Ma per “addolcire” l’amaro di queste considerazioni, tutte mie ben inteso, posto e mi riascolto con grandissimo piacere un classico che non tramonterà mai.
Porpora stasera,
come cipria sparsa sul cielo,
là in basso,
dietro le colline…..
E la meraviglia si fa emozione,
stordimento quasi,
poesia della realtà
che la sottende, la evidenzia.
Lui se n’è andato,
non risuonerà più
l’eco della sua voce.
E allora?
Né un gesto,
né un richiamo,
e neanche un passo per fermarlo.
Io mi basto.
Gli indiani uccisi, massacrati, perseguitati e trucidati senza pietà, un olocausto senza precedenti, si parla di cento milioni di esseri umani, non hanno mai avuto voce in capitolo, né hanno mai avuto risarcimenti, e oggi sono relegati in “riserve” come se fossero un popolo senza storia, né cultura e vivono problematiche legate alla povertà, alcolismo, malattie senza cure, scarsa scolarizzazione.
Qui un pezzo di saggezza e poesia che sottolinea la grandezza di questi popoli.
"Non avvicinarti alla mia tomba piangendo. Non ci sono. Non dormo lì. Io sono come mille venti che soffiano. Io sono come un diamante nella neve, splendente. Io sono la luce del sole sul grano dorato. Io sono la pioggia gentile attesa in autunno. Quando ti svegli la mattina tranquilla, sono il canto di uno stormo di uccelli. Io sono anche le stelle che brillano, mentre la notte cade sulla tua finestra. Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo. Non ci sono. Io sono nel tutto condiviso".
Canto Navajo.
De André non narra dei Navajo, ma dell’oscenità di un massacro senza precedenti avvenuto lungo il fiume Sand Creek, ma il senso non cambia.
Guerra, violenza, odio, ci sentiamo accerchiati dalle brutture di un mondo che non riconosciamo più, ma come disse la grande, la grandissima Szymborska.....
Vermeer
E adesso lasciami andare,
fai che i miei piedi si feriscano
su sentieri impervi, pietrosi.
Non amo le strade larghe, aperte.
Lasciami andare e il volo,
pur tra burrasche e venti contrari,
troverà il suo luogo, il suo riparo,
ma devo andare, andare,
sola in un viaggio di cui non so la fine,
nè l’approdo.
Lasciami andare, sollevami
da pesi ingombranti,
da queste zavorre di dolore,
fai che io ritorni al mio disordine,
alla mia libertà.
La mia anima chiusa in un guscio,
si dibatte, si ferisce,
ma lì resta e non sfocia
perché il contenitore
non ha crepe e non si svuota, trattiene,
ma lei non resiste al richiamo del volo,
e, pur ferita e dolorante,
fugge, e vola.
Anche il dolore può essere appagante,
ti dice che sei viva,
che provi, che senti,
ti basta un mandorlo in fiore
e la luce di un crepuscolo
perché un rivolo di gioia
ti scenda giù dal petto, fino al ventre,
e tutto riparte, tutto si spiega
e si piega al desiderio,
e lì,
si vince.
"l’assenza è, per colui che ama, la più sicura, la più efficace, la più viva, la più indistruttibile, la più fedele delle presenze."
Grande Proust,
profondissimo conoscitore dell'animo umano che, nessuno come lui, ha saputo sondare e svelare, e nessuno come lui è riuscito a frugare nei più reconditi e tortuosi meandri della mente.
Veduta di delft, di Jan Vermeer, quadro di fronte a cui Proust fa dire allo scrittore Bergotte "E’ così che avrei dovuto scrivere, pensava. I miei ultimi libri sono troppo secchi, avrei dovuto stendere più strati di colore, rendere la mia frase preziosa in sé, come quel piccolo lembo di muro giallo”.
Non sono mai stata per le verità assolute, parto dal principio che nessuno abbia la verità in tasca, né certezze “certe”, il dubbio è un dovere, farsi sempre delle domande e naturalmente tentare di darsi delle risposte credo sia doveroso e credo di avere un’altra sana abitudine, so ascoltare, ascolto l’altro e mi capita, non spessissimo, ma a volte sì, di modificare le mie convinzioni, di ammettere a me stessa che mi sbagliavo, ma non mi crea un sentimento frustrante, anzi, mi rigenera.
Il termine rispetto è molto più forte e pure scomodo e complesso di quanto si creda normalmente, è forse anche un termine abusato e l’abuso ne minimizza la portata, ma nel termine Rispetto ci sta tutto, se venisse attuato sempre e comunque l’umanità sarebbe altra cosa. Banalità direbbero molti, eppure il termine evoca, in me naturalmente, un forte senso di responsabilità, certamente anche io come tanti sono venuta meno, a volte inconsapevolmente, a quello che considero un valore inalienabile, ma tendere ad esso con caparbietà credo sia già un grande passo.
A volte si equivoca, si sceglie qualcuno,
qualcosa, un’attrazione, un’amicizia,
e si commette un errore,
gli errori si pagano, ma servono.
Ti fermi davanti allo specchio,
alla tua immagine,
ti è nemica
e hai voglia di disintegrarlo.
Chissà che gli errori, i desideri sbagliati
i sogni che si fanno incubi
non svaniscano all’istante e si frantumino
assieme ai sogni sognati.
Ma poi ti guardi intorno,
accarezzi i tuoi libri,
la tua vecchia poltrona,
così lisa, carica di ricordi,
quella volta che lui…e sorridi…
Ascolti la musica….
un giro di danza, con gli occhi chiusi…
non c’è errore irreparabile,
niente che non si possa
rimediare e in fretta.
Ci sarà un’altra attrazione,
altre amicizie….
Ora mi basta la pioggia,
che lava, pulisce, disseta.