Amo visceralmente la poesia che considero salvifica, che rimargina ferite, ci svela la realtà celata dietro alle cose e ovviamente amo lei, Anna Andreevna Gorenko. Così Paolo Nori ci racconta:
Visse ai tempi di Stalin a cui non risparmiò critiche feroci e fu da lui perseguitata, le uccise il primo marito e spedì il secondo marito assieme al figlio nei Gulag dove entrambi persero la vita. Gorenko era il suo vero cognome, ma il padre che la reputava una povera sciocca e se ne vergognava perchè scriveva poesie, le proibì di usare il suo cognome e lei allora lo rifiutò, abbandonò la famiglia, e prese il cognome di una sua antica parente, discendente, si dice, di Gengis Kan, e si chiamò Achmatova, cognome con cui firmò sempre le sue poesie e anche documenti ufficiali. Donna aristocratica, alta, fiera…..si racconta che quando lei entrava nei saloni , pieni di gente che l’attendeva, al suo arrivo si faceva un silenzio surreale, emanava un carisma tale che come un’onda avvolgeva i suoi estimatori che l'amavano, amavano la donna e il poeta.
Le voglio rendere omaggio cosi, riportando i suoi versi:
Strinsi le mani sotto il velo oscuro...
"Perché oggi sei pallida?"
Perché d'agra tristezza
l'ho abbeverato fino ad ubriacarlo.
Come dimenticare? Uscì vacillando,
sulla bocca una smorfia di dolore...
Corsi senza sfiorare la ringhiera,
corsi dietro di lui fino al portone.
Soffocando, gridai: "È stato tutto
uno scherzo. Muoio se te ne vai".
Lui sorrise calmo, crudele
e mi disse: "Non startene al vento".
Sì, li ho amati quei raduni notturni
i bicchieri ghiacciati sparsi sul tavolino,
l'esile nube fragrante sul nero caffè,
l'invernale, greve vampa del caminetto infocato,
l'allegria velenosa dei frizzi letterari
e il primo sguardo di lui, inerme e angosciante.
Non ho la forza
di chiudere la porta
che hai lasciata socchiusa
Sentirai il tuono
e mi ricorderai,
pensando: lei voleva la tempesta.
L’orlo del cielo
avrà il colore del rosso intenso,
e il tuo cuore,
come allora, sarà in fiamme.