Ho sempre soffferto, lungo il cammino, negli anfratti della mia mente. Da sempre, da tempi immemori, devo lottare con i demoni nella mia testa.
Demoni che si chiamano insicurezza, insicurezza, insicurezza; aggiungerei anche frequenti sbalzi umorali. E rapporti non facili con gli altri. Tant'è che i miei, da adolescente, mi spedirono da una psicologa che mi consigliò di iscrivermi a un gruppo scout. Così entrai nel giro dei fazzolettoni e mai scelta fu azzeccata: feci nuovi amicizie, seppure non subito il primo anno, bensì il secondo, e imparai cos'è la convivenza: indimenticabili i fine settimana nei boschi limitrofi alla mia cittadina natale, ridente località tirrenica, ma anche e soprattutto le settimane dei quattro campeggi estivi.
E proprio in uno dei campeggi estivi fra Toscana e Umbria (non ricordo i luoghi), feci un frontale col primo amore. Devastante. Lei era paffuta, carattere mite, indubbiamente un po' timida e dall'aria un po' più matura della sua età, occhi verde acqua, e, udite udite, bei seni sferici e consistenti (alla vista). Il suo nome iniziava con la prima lettera dell'alfabeto. Venni a sapere, poi, che era seriamente fidanzata con un ragazzo che aveva il mio stesso nome.
Ebbene, c'era uno strumento, a quei tempi, chiamato il "Deserto". Si venivano sorteggiate le coppie, senza distinzione di genere, che si sarebbero allontanate dal gruppo e avrebbero passato un'oretta insieme verosimilmente parlando: io fui sorteggiato con A. Qualcuno aveva dubbi?
Una cosa accade sempre, questo è un assioma, e dopo, a posteriori, diamo le nostre legittime interpretazioni.
Dicevamo del Deserto. Passammo un'ora piacevole, io e A. Parlammo del più e del meno, ricordo che lei aveva lo sguardo elusivo. Le chiesi se fossi brutto e lei mi rispose tranquillamente di no.
Poi cosa successe, in tarda serata iniziammo la rinomata route notturna. In definitiva marciammo l'intera notte con gli zaini sulle spalle, per raggiungere il punto prefissato, sino ad ammirare le primi luci delll'alba incombente. La notte dopo successe un qualcosa di molto strano. C'è da dire che ho sempre avuto un udito molto sviluppato. Nella notte, dentro i sacchi a pelo, ognuno nella propria tenda, iniziai a sentire i singhiozzi di una ragazza: la compagna di tenda la chiamava cercando evidentemente di consolarla. Il giorno dopo le domandai a bruciapelo il perché avesse pianto: con sguardò elusivo negò.
A voltarmi indietro, spesso, provo le vertigini. Un ginepraio di ricordi. Dai primi acerbissimi impulsi sessuali verso una mia "parente matura" (***) a quell'estate maledetta dell'81 in cui scoprì con tanto di certificazione che mia madre era una donna terriibilmente fragile. Non a caso, da lì a poco, ci trasferimmo tutti a vivere dai miei nonni materni. Ho avuto una nonna a dir poco straordinaria, una femminista antelitteram, che non abbassava il capo al cospetto di nessuno! Generosa, superattiva e - bisogna accettare il pacchetto completo - non poco malignetta verso il prossimo. Mia madre avrebbe vissuto sotto la sua ombra per quattro decadi...