È bello essere perdenti, ogni tanto.
È un esercizio di umiltà, per ripeterci che non siamo infallibili e che nel bene o nel male siamo in funzione delle "condizioni" che ci si presentano davanti: all'improvviso, o da sempre, condizioni come le vestigia di civiltà stratificate nel terreno nei secoli dei secoli amen.
È bello essere perdenti, perché cosí ci abituiamo a non avere la pappa sempre bella e pronta. Miseri coloro che hanno la strada sempre spianata: quando arriveranno momenti duri, rischieranno di fare il botto vero.
È bello essere perdenti, ma non deve essere un alibi, cribbio!
Del resto la Natura ce lo sussurra da cicli e cicli: chi più dell'Uomo ha dimestichezza con l'imperfezione? Siamo sempre andati contro le pressioni evolutive: miglior linguaggio col rischio di soffocarci; cervello più grande senza che ce ne fosse necessità; capelli come intralcio nelle selve; parti più difficoltosi; infanzia prolungata e bisognosa di cure materne... geni "saltarelli" nel nostro corredo cromosomico......
Eppure eccoci qua (certo, non sappiamo fino a quando)