Il cielo sembra destarsi pigro,
ed io con lui, le mani tra la testa
e mille puntine da disegno
appendono i pensieri.
Le vene mi martellano,
ho voglia di bere, di ubriacarmi,
di sentire l’anima dissiparsi, confondere le mie forme con l’ombra.
Ricerco gli odori familiari,
che mi rincuorino, mi consolino,
nel mentre sto tossendo gli ultimi brandelli di anima
e questa volta non basteranno
ago e filo per rammendarli.
Le mani non conoscono la preghiera, le labbra biascicano castronerie
come puerili filastrocche.
Ho toccato il fondo
e gli sono franato addosso.
Ora, sotto questo cielo sgranato, aspetto che le nubi, come coltri,
mi seppelliscano vivo,
se vivo sono ancora.