Profilo BACHECA 95
ll più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, ma l’illusione della conoscenza.
Stephen Hawking
Subito all'inizio della Genesi è scritto che Dio creò l'uomo per affidargli il dominio sugli uccelli, i pesci e gli animali. Naturalmente la Genesi è stata redatta da un uomo, non da un cavallo. Non esiste alcuna certezza che Dio abbia affidato davvero all'uomo il dominio sulle altre creature. È invece più probabile che l'uomo si sia inventato Dio per santificare il dominio che egli ha usurpato sulla mucca e sul cavallo. Sì, il diritto di uccidere un cervo o una mucca è l'unica cosa sulla quale l'intera umanità sia fraternamente concorde, anche nel corso delle guerre più sanguinose.
Questo diritto ci appare evidente perché in cima alla gerarchia troviamo noi stessi. Ma basterebbe che nel gioco entrasse una terza persona, ad esempio un visitatore da un altro pianeta, il cui Dio gli abbia detto: "Regnerai sulle creature di tutte le altre stelle!", e tutta l'evidenza della Genesi diventerebbe di colpo problematica. Un uomo attaccato a un carro da un marziano, o magari fatto arrosto da un abitante della Via Lattea, si ricorderà forse della cotoletta di vitello che era solito tagliare nel suo piatto e chiederà scusa (in ritardo!) alla mucca.
Milan Kundera - L'insostenibile leggerezza dell'essere
Soltanto il caso può apparirci come un messaggio.
Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto.
Soltanto il caso ci parla. Cerchiamo di leggervi dentro come gli zingari leggono le immagini formate dai fondi del caffè in una tazzina.
Milan Kundera - L'insostenibile leggerezza dell'essere
«Esattamente come tutte le famiglie, una famiglia queer è un posto dove si organizza la responsabilità reciproca, non le scopate. Ho trovato casa, per le rate un modo troveremo, organizziamo il lavoro, curiamo le fragilità, ritira la tintoria, bagna le piante, (...) non preoccuparti di questo, chiama l’idraulico, ci penso io, ci pensiamo noi. Nessun “ti amo” varrà mai quanto un “ci penso io”».
Michela Murgia
Con l'arrivo della bella stagione inizia il Festival dei Bastardi!
All'improvviso non sono più "così cariiiini", vero? 😡😡😡
La pallanuoto è uno sport buffo. In un certo senso è la puntuale metafora del tanto lodato libero mercato: in superficie vedi belle geometrie, plastici movimenti, meravigliose prodezze balistiche.
Sotto, dove non vedi, è la rissa: colpi bassi, canagliate di ogni tipo, virili fetenzie. Ci sono anche due arbitri, ai bordi della piscina, che non so come vedono anche là sotto e fischiano falli a decine, dando al gioco uno strano ritmo asmatico: respiri boccate di sport, tra un fallo e l'altro, al ritmo sincopato di quei fischietti. In acqua, uomini come foche, calottina in testa con paraorecchi giganti come cuffie stereo, mani come badili provvisti di ventose, appiccicate a quel pallone giallo. Li vedi e pensi: ci vuole un fisico bestiale. Il climax atletico-estetico si raggiunge in quello strano rito finale che è il punto d'arrivo di tutto quel gran faticare geometrico e collettivo: quando, alla fine, uno si decide e tira. L'attaccante contro il portiere. Tutt'e due fuori dall'acqua fino al costume, tenuti su da qualche misteriosa pinna accessoria, l'uno a pendolare il pallone sulla testa di una finta ripetuta e sfinente, l'altro spalancato tra i pali come un crocefisso, entrambi frullati dolcemente dallo sforzo con cui, per un tempo che sembra lunghissimo, prendono per i fondelli la forza di gravità. Oscillano e si guardano. Se fosse Quark, sembrerebbe una di quelle danze preliminari con cui gli animali si corteggiano prima di darsi al sesso. Ma è pallanuoto. Non è amore: è odio.
(Alessandro Baricco - Barnum)
Poi arrivano anche momenti come questo: in cui strizzi l'occhio ai tuoi demoni e gli chiedi una mano per forgiare parole che diano forma a quelle mancanze che così a lungo hai avuto nei confronti di chi era più innocente.
Di chi non ne capiva il perché.
Confessioni e lacrime su di un foglio word.
Ammissioni di colpa che avrebbero dovuto veder la luce tempo fa.
E invece sono state nascoste sotto il tappeto per anni interi.
Meglio tardi che mai dice il proverbio....
Chi lo sa se è poi così vero...
Kolvenik
È al terzo stadio, ovvero "localmente avanzato". Il che significa che ormai sono interessati anche i linfonodi. Deve farsi operare per frenare il dilagare del danno, poi sottoporsi a una prima chemioterapia, un protocollo di sei mesi per vedere come si comporta il tumore, se il cancro indietreggia di fronte all'avversario. Una seduta ogni due settimane, in ambulatorio, con un catetere nel braccio che gli inietterà il veleno. Potrà leggere il giornale, se vuole. Gliel'hanno detto: "Durante la seduta niente le impedirà di guardare un film o fare quello che le piace". Sennonché a lui piace nuotare controcorrente, fare surf, suonare la chitarra, portare il figlio a scuola, osservarlo di nascosto mentre scherza con i compagni, bere un bicchiere di rosso alla mescita vicino al commissariato, gli piace l'adrenalina di cogliere un delinquente in flagrante reato e metterlo alle corde, sorprendere Marie-Castille che mangia un gelato di nascosto per non tentarlo, l'odore della sua crema da notte quando si infila a letto accanto a lui, ascoltare musica.
Non si farà curare.
Preferisce morire all'aria aperta, in riva al mare, anziché trascinarsi per mesi nel deperimento fisico fino a che la moglie e il figlio si ricorderanno più del suo numero di camera d'ospedale che della sua faccia.
(Valérie Perrin - Tre)