Primizia di umanità nuova
A mio avviso, il cuore del libro di Giussani Perché la Chiesa
è questo brano: «Chi vive il mistero della comunità ecclesiale
riceve un cambiamento della sua natura. […] Questa dovrebbe essere
la curiosità dell’avventura cristiana, cioè del nascere e dello
stabilirsi nel mondo di questa creaturalità nuova, “primizia” di
un’umanità nuova. E non siamo chiamati ad annunciare solo a parole
questa rigenerazione, siamo anzi invitati a un’esperienza». Abbiamo
udito l’espressione biblica “primizia” così spesso, ma Giussani la
rinnova prendendola sul serio. Il brano prosegue: «Immaginare che
il cristianesimo possa ridursi ad affermazioni verbali - e una
simile immaginazione può colpire chiunque, anche chi si reputa
cristiano - significa ritrarsi da quel fascino di un’avventura
unica, significa ritrarsi dal cristianesimo come vita» (L.Giussani,
Perché la Chiesa, Milano 2003, pp. 240-241).
È la parola “avventura”, più di ogni altra, che
avvicina Giussani a Chesterton, il quale sperimentò il
cristianesimo nello stesso modo - come un’avventura continua. In un
celebre brano tratto dal suo libro Ortodossia, Chesterton scrive di
quanto sarebbe stato semplice per i cristiani perdersi in qualunque
capriccio ed eresia, dallo gnosticismo alla Christian Science.
«Taluni hanno preso la stupida abitudine di parlare dell’ortodossia
come di qualche cosa di pesante, di monotono e di sicuro. Non c’è
invece, niente di così pericoloso e di così eccitante come
l’ortodossia: l’ortodossia è la saggezza, e l’esser saggi è più
drammatico che l’esser pazzi; è l’equilibrio di un uomo dietro
cavalli che corrono a precipizio, che pare si chini da una parte,
si spenzoli da quell’altra, e pure, in ogni atteggiamento, conserva
la grazia della statuaria e la precisione
dell’aritmetica.