Profilo BACHECA 106
Intercity mon amour
Giorni dilaniati d’attesa.
Confini in disequilibrio di tonalità.
Furtivi altruismi che sorprendono la brevità del tempo.
Rimanendo esposti dall’umana radice del desiderio più impervio.
Mani nel buio come bicchieri d’acqua a dissetare l’opacità della luna.
E di quelle notti che abbiamo costruito come puzzle di carne fino al mattino.
Il sentiero ora ha lo stridio dell’acciaio arroventato.
Punti di forza nutriti da occhi rumorosi pieni di velocità.
La prossima fermata è una parentesi che recinta sorrisi nella fertile memoria di vita.
Il vento fischia e si ostina ad innalzare di leggerezza il peso delle colpe.
Intanto le parole ritornano di nuovo a riempire cornici di resilienza.
Un bacio lasciato nello spazio di un disorientante ricordo , quasi a proteggere un abbraccio che assorbe come spugna quel bisogno che scorre tormentoso di bellezza nei pensieri.
_blankshine_
Scuoto vertigine.
Spremo fantasie.
Disperso all’ombra delle nuvole.
Limite di una vaga fuga.
Raggiungere il brio vorrei.
Illudendo la stagione dal fiato esasperato.
Più dinamica l’ascesa di una pigrizia indebita.
Asciutto equilibrio a dimora tra le finestre di un tempo steso alla rovescia.
_blankshine_
Dategli un sogno al giorno, quando la luce sta per cadere coprendosi gli occhi per guardare meglio la notte con l’istinto del genio. Esso ne farà nuda terra di possibili scoperte, su cui i passi avranno gli stessi battiti scanditi di un curioso bambino.
_blankshine_
A spasso in quel prato.
Anima in stasi.
A sentire l'avido tremore.
Nella semplice fermezza di un gioco di fuochi.
Aprendosi alla nuda essenzialità.
In quello slancio di bellezza all'amor che hai conosciuto.
Di balsamo lenitivo gli occhi che hanno mescolato il sogno.
Nodi cespugliosi a slegarsi in distesi giorni.
Lasciar saggezze a coltivar l'imprevedibile.
_blankshine_
Poter afferrare evasioni come nuvole.
E di sentirsi cucito addosso un vestito di cielo.
Con le scosse di stelle a bussare sopra le palpebre.
Quando la tempesta avrà l’accesso nella sua casa d’origine.
Una sostenuta promessa di labbra, presto spedita in un sentito ricordo simile all’immenso.
_blankshine_
Spesso non esiste più.
A faccia in giù con le sere catapultate al centro del tormentoso petto.
Spesso è solo un rinvio.
E la pioggia per sentire simili passi di chi ha attraversato quel cielo sopraffatto dai tanti umori in chiaroscuro.
Riconoscere nei sospiri quello che è stato già ritrovato nel nome.
_blankshine_
Ogni appetito sonoro di estasi partorita. Ci inghiotte pure un cielo pieno di domande. Esiste veramente un grido dalla forma più liscia di un sogno. Quando gli occhi si mescolano dello stesso primitivo colore. Pesanti ali si fanno celebrazione ossessiva di sbilanciamenti. Ciò che prima alimentava l’embrione tra le parole, ora la crescita che domina traboccante ai bordi delle attenzioni. Promesse senza permesso nei nostri consanguinei tormenti. Continuando a gridare quella nuda forma sconosciuta ai nostri spazi circostanti.
_blankshine_
E poi ritornare dove i cassetti custodiscono finestre affacciate sulla vita abbagliata di colori. E nello stesso sonno cantato da alberi protetti dal cullare di pioggia. L'acqua della sete armoniosa non scolora quelle pupille al risveglio tra petali intrecciati di un fiore.
_blankshine_
Così simili nell’aria a volte rarefatta di avversità.
Frastornanti illuminazioni senza logiche ragioni.
Il posto più folle dove le ombre si possono vedere strette nel fermo sodalizio.
Muti con le branchie di pesce tra strade di coralli.
Nell’affluente sguardo mescolatosi di sogni e urgente sfiorarsi.
Filo resistente per ogni lettera e memoria emotiva.
Tempo che attende e che ricama stelle sotto lo stesso tessuto di pelle.
Spogliandoci nell’essenza quando gli echi diventano profumata spuma a colpi di frangiflutti.
_blankshine_