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daunfiore 15 ottobre

 

 

 

 

Non voglio la luna.

Perché per dire alcune cose devi avere la sensazione che nessuno ti ascolti. E la tua voce sia un filo, tra te e la tua anima. Il gomitolo ingombrante che ci devasta e ci pulsa in petto. Davanti ad uno specchio immaginario, come nell’occhio di un pozzo qualunque, ti sporgi e raccogli la tua scia. Bava di luna. Intorno ad un rocchetto. Forse un’isola. Quella che non c’è. Ti strucchi e resti nuda, con la tua pelle, e le tue vene. E la luce triste dei tuoi occhi. Resti a contemplarne la fragilità, e tutta quella di cui sei fatta; tutta la voglia che hai avuto di nasconderla, come se il tuo riserbo fosse la tenda sottile e svolazzante della tua anima. Non trovo più la luna. E se inizi a contare, perdi sempre l’ultima cifra, e ricominci. Uno...due...

 

 

 

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32
daunfiore 15 ottobre

E questa notte odorosa profuma di bosco, di terra e di tormento. Poche parole e un respiro in cui infilarsi e una ombra che fa compagnia.

In attesa di divorare l'alba. 

 

 

La mia stella sei tu.

E neanche cerco di pensarti.

Fa troppo male sapere che non posso raggiungerti.

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32
daunfiore 14 ottobre

Apri la porta del mare e ad occhi chiusi respira. Fino alla fine di te stessa. Devi aspettare prima di immergerci gli occhi dentro. Fallo con tutta la forza che puoi, quando sarai pronta.

Immobile ho raccolto i miei brividi, persi tra le conchiglie. E l'acqua mi baciava la carne. Un modo di ritrovarsi per dimenticare, sfiorando il bordo dell'orizzonte. Con le dita nell'ignoto.

La forza può ciò che luccica per il bisogno. 

E l'essenziale lo ritrovo sempre là.

Davanti al mare. 

Anche quando non hai direzione e mille dubbi, lui segna la misura della tua esistenza. 

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21
daunfiore 14 ottobre

E poi ci sono quelle cose che hai sempre saputo. Ma ti piace raccogliere conchiglie per portare sempre con te il profumo del mare. E se pieghi la testa ancora lo senti, nelle tue notti. Tu me lo hai insegnato. E quelle notti che si dilatano e sfuggono ad ogni regola e ad ogni logica, mentre graffi il soffitto con gli occhi, e implori le ore perché tutto è troppo pieno. E il passato si infila nelle tue vertebre e le morde, una per una. Manca quel sangue e un rigo di sangue e perle, come la collana di un pregiudizio e di un giudizio che non ti abbandona mai.  Ti ho chiesto e mi hai dato, ma io non so prendere. La stadera della mia mente precipita sempre nella più pura delle inquietudini.

Vorrei spiegartela e raccontartela, ma è già mattina. 

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20
daunfiore 13 ottobre

E io te lo dico, te lo sto sussurrando. Mentre ti bacio. 

Perché in un bacio non vi è nessuna promessa ma  solo un attimo di anima che brucia. 

 

 

 Lo so e non ha regole. 

Ma é così.

E niente potrà distrarmi dal mio pensiero felice.

 Tutto  risulta così relativo.

Anche una minaccia  di pioggia.

Non fa paura a chi ha il diluvio dentro. 

Ed è così facile liberarsi da tutto, come se fosse una zavorra. 

Anzi lo è. 

L'odore della notte non scompare all'alba per quelle come me.

Lasciare andare e vivere come capita... 

Oltre queste parole.

La domenica è il giorno più reale e concreto che ci sia. 

Ma anche questo è un segreto. 

 

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32
daunfiore 12 ottobre

E' bello qui. Fa poco caldo e neanche freddo. Dietro la tenda le ombre diventano fiabe. Quasi a sfiorare il vento.  E' davvero bello. Me lo sussurro. E mi fa compagnia. Come una voce di un io narrante timido e goffo. All'improvviso ha voglia di impigliarsi in un urlo a squarciagola. E gli trema addosso. Qualcuno potrebbe rilevarne la inadeguatezza ma l'io si sorride. E si rigira tra le sue braccia morbide e bianche. In fondo nelle fiabe così sono i risvegli. Incastrati a raggi di sole.  La tenda mi lambisce la carne. Come un'onda sulla riva o forse come un'alba che scansa le nuvole. E' quello che ci inebria è giocarci dentro, come dentro una tana. In una notte. Un prestito del tempo. Ma mi ripeto che io sono di carne e penso di carne, sogno di carne. E di carne vivo. Si imbratta di concretezza la mente e neanche se ne accorge. Nel rincorrersi di divenire ed essere.  Anche i colori sono un prestito del mondo. Tutti dentro là. Al confine della realtà. Strappati da un mondo che si piega in emozioni e ricordi. Basta avere il coraggio di guardare. Non parlo di un oltre tanto declamato ma sottile come un'ostia nel vino. Parlo di sangue che pompa, nonostante la mente ed ogni volontà, e che se ne frega di noi.

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18
daunfiore 12 ottobre

In quel punto della storia il narratore si perse nel bosco. Perchè il senso di ogni favola è di perdersi, sognando di non ritrovarsi. Sognare sul filo sottile e pericoloso della mente ci consente di vivere infinitamente, così raccogliendo strati di esistenza meravigliosamente impregnati di estraneità e di follia.

Ed fu così che il narratore si ritrovò, senza memoria, seduto in un caffè, tra il vociare di sconosciuti, e sorrise tra di sè.

Con la sua foglia nella tasca.

 

 

I segreti spesso grondano di mille verità.

 

 

 

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20
daunfiore 10 ottobre

Una pila di tentativi mi sorride. Traballa e si ricompone. E io la guardo come una gatta, che sente le unghie ritratte e spia la luna. L’ho fatto. E lo confesso. Lo sussurro, adesso. E mi flagello. Fino a sentire le fitte, righe, figlie di petali e di spine. Fino a mescolarle alle mie vene. Io amo le parole. Sono foglie. Mi piace stanarle. Come nella terra. Mi piace il loro suono, ordinato e composto. Gli incastri di parole. Cariche di vita. Fiori di lettere che sbocciano dalla mente e che le dita stanno secernendo. Come se fossi una donna albero. E i miei pensieri radici di alberi nel bosco della intimità più profonda e religiosa. E di delirio in delirio mi sono plasmata. E adesso ho solo bisogno di una pensiero concreto. Di un tozzo di pane e di volizione. Per lasciare sprofondare quei tentativi nelle viscere della terra. E sentirmi libera, come solo uno strappo può fare.

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19
daunfiore 10 ottobre

Donami un frammento di sole, come se fosse una parola, o una carezza, di quelle più dolci, fatte di dita di aria. E di sospiri segreti. Io penso che la poesia sia l’urlo più spietato delle anime dannate, di chi affonda il fiato nella vita, e la respira più che può. Il tempo riuscirà a farci capire la verità di alcune parole spezzate, che è più profonda di quello che appare. Sai non esiste nulla più triste di una verità che non si conosce per davvero. Ma in quella intuizione più recondita e remota c’è il senso del divenire di giorni lontani, come polvere sospinta dalla paura.

Donami il palpito dell’ultima luna e io lo farò colare a fondo. E mi taglierò come una mela, nel buio di una notte ignota. Poi rinascerò ancora da quel piccolo seme di bene, fosse pure un ricordo perso tra le lenzuola distanti, umide di sogni e desideri, senza nome e senza direzioni, ma che lasciano un graffio sul cuore. Una lettera incisa netta, che si sfuma ad ogni nuovo contatto senza smangiarsi mai. Sono un incidente di percorso, nella mia vita. Ed in quelle degli altri. Ci metto tanto tempo a distaccarmi dal ramo, ma poi non torno più. Mai più indietro. Non è una regola, ma solo il corso del fiume. E mi racconto addosso la gioia ed il tormento, e poi mi stupisco di notte e mi squarcio in rettangoli e poi mi lascio colare addosso nuove albe, perchè la solitudine non mi fa paura. Mi fa paura solo descriverla, perchè gli altri non vorrebbero capirla. Anche quando tutto sembra senza dignità, ma ne ha una sua, oltre i luoghi comuni e le convenzioni, perchè il cuore è l’unico luogo in cui tutto ha un suo senso, e la forma giusta. Se solo mi avessi dato la mano e mi avessi seguito per un attimo, ora lo sapresti bene.

Donami il sussurro lontano del vento. Senti sto tremando, e non smetto. Lo respirerò negli angoli più segreti, nei frammenti di cuore in cui inciamperò e lo liscerò come se fosse la scia delle ali di un angelo. La misura del bene è solo il bene, niente altro. Nulla che non sia bellezza purissima.

E poi dammi mille onde; sono i baci del mare, il suo respiro, i suoi morsi lenti e dolci. Contale con me e poi perdine il conto. Tutti i baci saranno la eco del primo. Della voce della incoscienza, dell’ignoto, del fremito e del desiderio. Solchi su solchi. Passi su passi. Ecco adesso, vado. Perchè adesso ho capito, ho capito anche se è tutto dannatamente confuso. Ma ora so che non sarò mai più bella come nell’attimo in cui sono stata miracolosamente vera.

Più del mare, del vento, del cielo e del sole.

Perchè li abbiamo dentro e li ritroviamo realmente, e li sentiamo, quando quel piccolo miracolo accade e qualcuno c’è anche se non c’è più, perchè è così che resta per sempre.

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12
daunfiore più di un mese fa

Ci sono momenti in cui la mia parte fremente, passionale, spinge e urla e io mi trasformo in burrasca e devo dire, fare e spiegare, forse anche distruggere. Perché sono viva e quella vita scorre furente nelle vene, nel corpo e nel cuore. Poi passa. E tutto fluisce tranquillo. Ma in ogni caso, l'attimo è questo e bisogna viverlo nel modo migliore possibile. Perché è unico. 

 

 

Poi ci sarà ancora il tempo di raccontarlo e spiegare e capire.

Adesso vivi cazzo!

 

 

 

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