Metta Sutta, preghiera dei monaci birmani
Questo dovrebbe fare chi pratica il bene e conosce il sentiero
della pace: essere abile e retto, chiaro nel parlare, gentile e non
vanitoso, contento e facilmente appagato; non oppresso da impegni e
di modi frugali, calmo e discreto, non altero o esigente; incapace
di fare ciò che il saggio poi disapprova. Che tutti gli esseri
vivano felici e sicuri: tutti, chiunque essi siano, deboli e forti,
grandi o possenti, alti, medi o bassi, visibili e non visibili,
vicini e lontani, nati e non nati. Che tutti gli esseri vivano
felici! Che nessuno inganni l'altro né lo disprezzi né con odio o
ira desideri il suo male. Come una madre protegge la sua vita, suo
figlio, il suo unico figlio, così, con cuore aperto, si abbia cura
di ogni essere, irradiando amore sull'universo intero; in alto
verso il cielo in basso verso gli abissi, in ogni luogo, senza
limitazioni, liberi da odio e rancore. Fermi o camminando, seduti o
distesi, esenti da torpore, sostenendo la pratica di Metta; questa
è la sublime dimora. Il puro di cuore, non legato ad opinioni,
dotato di chiara visione, liberato da brame sensuali, non tornerà a
nascere in questo mondo.
"Sono fatta di buio e luce,
sono fatta di strani disegni
che fanno al tramonto le rondini,
sono fatta di vicoli scuri,
di plastica e carta,
sono fatta di aspre montagne,
di campi arati e salsedine,
sono fatta di spine,
di agavi,
puzza di bruciato e di iodio,
sono fatta d’amore e odio.
Sono fatta di antichi silenzi
che a sera diventano canti,
sono fatta di luce di candele,
di pane,
di burro e di miele,
sono fatta di suoni,
di passi, di voci che si fanno pianti,
sono fatta di corse d’estate,
di risa e ginocchia sbucciate.
(Meg – Elementa)
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