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mrhayde64 26 maggio

 

La storiella delle statue del Palazzo Reale di Napoli.

 

C’è una lunga discussione che va avanti dalla fine dell’Ottocento tra le statue del Palazzo Reale di Napoli.
(da destra a sinistra)
Carlo V d’Asburgo, indicando una pozza d’acqua a terra esclama: "chi ha fatto pipì qui a terra?". Carlo III di Borbone risponde: "Io non ne so niente", mentre Gioacchino Murat ribatte: "sono stato io, e allora?". A questo punto Vittorio Emanuele II sguaina la spada e urla: "eviriamolo"


Ovviamente in dialetto rende di più

 

Sporcaccioni!

 

 

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“C’è molto cammino personale da compiere quaggiù per arrivare alla propria meta, soprattutto per noi occidentali, sempre più immersi nel rumore e nella confusione. Quando uno dovrà dare conto del proprio operato non potrà dire: io sono stato cattolico, o buddista, o musulmano, ma io sono stato quello che sono stato. Credo di essere un po’ monotematico: tutto si riduce sempre alla stessa questione, non riesco ad allontanarmi dal concetto di evoluzione, per cui una bella persona è una persona evoluta. L’apice di un’evoluzione porta necessariamente con sé la bellezza. Quando vedi una persona entrare in una stanza, ti accorgi immediatamente del mondo che porta in giro. Ho sempre pensato, da quando ho cominciato ad avere coscienza di me stesso, che l’evoluzione passi attraverso il cambiamento di sé. Si parte dall’analisi e dall’accettazione (o meno) di certi aspetti del carattere. Se uno crede che alcune cose non vadano bene e lo fanno star male, bisogna cambiare”.

- Franco Battiato -

 


 

 

 

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mrhayde64 più di un mese fa

Ho la fortuna di abitare in una casa abbastanza grande, una di quelle  case dove ci sono stanze chiuse, pulite e tenute bene, ma chiuse da sempre, dove il tempo si è fermato con i suoi oggetti, i mobili, qualche souvenir sparso qua e là,  le vecchie foto e dipinti generici alle pareti danno la sensazione di un luogo da macchina del tempo. La nostalgia che sprigiona un luogo del genere è sempre la stessa ed è strettamente personale, legato ai propri ricordi non a quelli di un altro familiare. Se si prende un oggetto di quella stanza e lo si sposta  in un'altra stanza, una più frequentata e che non ha "ricordi " quell'oggetto muore, muore la sua storia, anche se banale, ma che nella costellazione degli oggetti di una vecchia stanza è parte inportante della galassia di quella nostalgia. 
 

Dal web

 

Nostalgia canaglia ce la risparmiamo...

 

meglio i Beatles

ci stanno  sempre bene 

 

 

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🤓
La stima o il disprezzo, la voluttà o la castità, la bontà o la perfidia e tutte le caratteristiche personali  che ci trasmettono verso gli come la rappresentazione di un film, non sono altro che il risultato del nostro modo  di interagire con gli altri, la nuance che usiamo, Cicerone diveva di voluttà o eloquenza, sentimento o ragionamento. 
Spesso le posizioni delle une o delle altre si fondono e creano un po' di confusione nel farsi capire o nel capire gli altri. La nostra posizione verso gli altri ovviamente varia a secondo della sfera  emotiva, la famiglia,  gli amici intimi, l'ambiente di lavoro fino ai conoscenti e agli sconosciuti. Ebbene,

io credo che al di là della scelta o l'istinto di usare la voluttà o l'eloquenza o qualsiasi altra maniera di porsi verso gli altri, dal gatto che si ha in braccio o all'ultimo degli sconosciuti, la regola principale è porsi con quello che si ha, con quello che si è o con quello che si potrà fare. La luce che proietta quel film del nostro comportamento deve partire dall'animo, è inutile sforzarsi di mistificare la propria indole, alla fine uscirà com'è. È inutile tentare di creare un attore che reciti un ruolo a secondo della sfera in cui si trova. La vita non è proprio come nei film,. La correzione dei propri difetti nel tempo, molto tempo, non si otterrà con la lucentezza di una mela avvelenata, ma con la ricerca dell'io. 


Meglio panino e mortadella alle undici di mattina o una pizza a portafoglio...un po' più tardi però, magari a Portacapuana o a Portalba🤓

 

 

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for your eyes

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Erano gli anni settanta, d'estate dal jukebox di una sala giochi non molto lontano da dove villeggiavo si sentiva tutto il giorno l'eco delle musiche di quegli anni, gli Abba danceroli e scoppiettanti oppure Demis Roussos languido/romantico/estivo, Donna Summer, Gloria Gaynor, Bee Gees , insomma poco rock perché la massa questo ascoltava, e noi, puritani rockettari, questa musica, la dovevamo ascoltare per forza, in discoteca non c'era altro, alla fine ci piceva anche, e sotto sotto, magari inconsciamente, questa musica qualcosa ti lasciava, ma non si immaginava che sarebbe rimasto, negli anni a venire, un legame indissolubile, musica impressa a fuoco nella mente, legata a quei luoghi, a quelle persone e a quei profumi che il tempo, solo adesso me ne rendo conto, non avrebbe più cancellato. L’emozione che genera la musica, magari anche non piacevole al momento, spesso involontariamente ci lega a qualunque cosa, luogo o persona per sempre, creando un ponte emitivo che riaffiorerà con le stesse sensazioni anche dopo moltissimo tempo, si ricorderanno i profumi, le voci e le luci emesse da quei luoghi.
La nostalgia è un lago tranquillo e limpido di una cascata rumorosa e frizzante che sta a monte senza la quale il lago non esisterebbe. 
La musica è l'acqua che alimenta la nostra esistenza.

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mrhayde64 più di un mese fa


Un giorno Paul disse a John:

Lennon, perché si chiamavano col cognome, ho scritto un'altra canzone, ora te la faccio sentire...


Ancora un'altra canzone, rispose John, MacCartney e basta con queste lagne!

 

Paul prende la chitarra e gli suona Yesterday

 

Entra George col caffè in mano, ascolta e dice: MacCartney al momento sto prendendo il caffè non posso accompagnarti 

 

John gli dice: caffè??? Ma che caffè???

il brodo, il caffè lo fanno in Italia!

(sempre polemico John)

 

Entra Ringo con un whisky in mano e gli dice che anche lui ha le mani occupate e non può accompagnare con la batteria 

 

Ok ragazzi, dice Paul, questo si chiama sabotaggio e la canzone me la canto e suono da solo!

 

E così nacque la versione originale di Yesterday.

Cose da band, si litiga sempre!

 

Vabbè non è andata proprio così, Paul presentò la canzone agli altri e tutti ascoltandola chitarra e voce ritennero che sarebbe stata la scelta migliore inciderla così. 

Questa è la verità, io non c'ero, ma mi è stato raccontato...

non ricordo da chi...

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mrhayde64 più di un mese fa


Quando si canta, per mestiere o sotto la doccia, per strada o in un momento di relax, in un momento di gioia, da soli o  in una serata tra amici, anche nella routine del chitarrista quando strimpella o quando ci si accompagna con qualsiasi altro strumento, la canzone che si sta cantando, anche banale o solo un ritornello,  è sempre dedicata a qualcuno che abbiamo nel cuore e che può  trovarsi anche nel punto più recondito della mente, magari invisibile nel momento in cui si sta cantando, ma è certo che la persona a cui è dedicata la canzone è presente in quel momento nei pensieri e sicuramente nei sogni di chi sta cantando. 
 

 

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mrhayde64 più di un mese fa

Mi padre me diceva: fai attenzione a chi chiacchiera troppo, a chi promette, a chi dopo esse entrato fa: "Permette?"; a chi aribarta spesso l'opinione e a quello co la testa da cojone, che nu' la cambia mai; a chi scommette, a chi le mano nu' le strigne strette, a quello che pia ar volo l'occasione, pè dì de si e offrisse come amico, a chi te dice sempre so' d'accordo, a chi s'atteggia come er piu ber fico, a chi parla e se move sottotraccia, ma soprattutto a quello - er più balordo - che, quanno parla, nun te guarda in faccia

 

Aldo Fabrizi

 

 

Avanzi de Pasquetta 

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mrhayde64 più di un mese fa


È vero, Santità, non ci sono parole per lenire un dolore intenso, meglio il silenzio, e le frasi retoriche, inutili, si susseguono all'infinito...anche dopo la notte più buia c'è sempre l'alba che spunta...dopo il temporale torna sempre il sereno...ecc ecc, ma che alba sarà oppure come sarà il sereno dopo un "dolore perfetto" ?

 

Il dolore perfetto...

"Il tempo corre più veloce dei  treni , e correndo lascia dietro di sé pezzi di persone , di cose, di pensieri, di tutto ciò che costruisce quello che siamo e, al di là della memoria, ridare vita a tracce e fantasmi è un esercizio sterile e vano.”

Ugo Riccarelli 

 

Forse una bella canzone può fare qualcosa 

 


 

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