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Come se si potesse

scegliere in amore.

Come se non fosse un fulmine

che ti spezza le ossa...

e ti lascia lungo disteso

in mezzo al cortile.

Julio Cortázar

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Devi trovarti una persona

che faccia impazzire

il tuo sistema immunitario

di là dalle porte blindate

del tuo cuore sincero.

Una persona

che faccia arrossire

i tuoi globuli bianchi,

che quando ti abbraccia

tu capisca

di essere ammalata

di una rara febbre d'amore.

 

(Green Eyed Vincent)

 

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Pensa Giulietta che non solo nessuno muore più per amore, ma non si combatte neanche più, non si vuol neanche rischiare di restare un po' feriti.

Pare tutti siano più bravi ad accontentarsi che a scegliersi.

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Una poesia di Rainer Maria Rilke che ci insegna ad essere pazienti e a vivere ogni cosa, attendendo con fiducia le risposte.

Bisogna, alle cose,
lasciare la propria quieta, indisturbata evoluzione
che viene dal loro interno
e che da niente può essere
forzata o accelerata.
Tutto è: portare a compimento
la gestazione
e poi dare alla luce.

Bisogna avere pazienza
verso le irresolutezze del cuore
e cercare di amare le domande stesse
come stanze chiuse a chiave e come libri
che sono scritti in una lingua che proprio non sappiamo.

Si tratta di vivere ogni cosa.
Quando si vivono le domande,
forse, piano piano, si finisce,
senza accorgersene,
col vivere dentro alle risposte
celate in un giorno che non sappiamo.

(Rainer Maria Rilke)

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Ci sono gli amori segreti, che traggono forza dai silenzi.
Ci sono quelli platonici, che si scambiano idee e valori.
Ci sono quelli romantici, delicati e teneri come sospiri.
Ci sono quelli travolgenti, che si accendono e muoiono nell'arco di un incontro.
Ci sono quelli sereni, che viaggiano sul treno delle abitudini.
Poi ... ci sono gli altri, quelli che tolgono il respiro, che restano attaccati al cuore e alla pelle, quelli senza tempo e senza definizione.
Quelli che non capitano in una vita intera.
Quelli che se capitano ... valgono una vita intera.

Liliana d'Arpe 

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Dipinto di donna "l'attesa" - olio su tela 60x80 cm • Galleria Carosone

 

Quanto non sopporto avere un punto di domanda nella mia mente, che gira e rigira nel mio cervello, poi scende fino al cuore, che è per sua natura irrazionale, e che rifiuta le risposte più logiche, più realistiche.

E allora dedico a me stessa questa poesia.....

 

“Attesa” di Vincenzo Cardarelli

“Oggi che t’aspettavo
non sei venuta.
E la tua assenza so quel che mi dice,
la tua assenza che tumultuava
nel vuoto che hai lasciato,
come una stella.

Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
s’annuncia e poi s’allontana,
così ti sei negata alla mia sete.
L’amore, sul nascere,
ha di questi improvvisi pentimenti.

Silenziosamente
ci siamo intesi.
Amore, amore, come sempre,
vorrei coprirti di fiori e d’insulti”.

 

Attesa e speranza

Nella sua bellissima poesia, Vincenzo Cardarelli racconta l’attesa che si avvinghia come un parassita al cuore del poeta, che aspetta invano il ritorno dell’amante, e nel frattempo si nutre di desideri, dubbi e speranze sui sentimenti e su quanto questi siano ricambiati dalla persona amata.

Quante volte ci è capitato, e quante volte ancora ci capiterà, di rimanere ad aspettare incerti un segnale, una manifestazione, un simbolo che ci faccia capire che l’amore esiste anche dall’altro capo del filo, che non ce lo siamo immaginato, che vive tanto in noi quanto nel destinatario dei nostri sentimenti:

 

“[La tua assenza] Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
s’annuncia e poi s’allontana,
così ti sei negata alla mia sete.
L’amore, sul nascere,
ha di questi improvvisi pentimenti”.

 

L’amore è una cosa difficile. Ci fa sentire su un’altalena precaria, e noi dondoliamo spaventati, divertiti, felici e un po’ preoccupati. Il più delle volte, continuiamo a dondolare sull’altalena consapevoli del dolore che proveremmo dopo una caduta.

Ma si sa, l’emozione e la felicità che scaturiscono da questo gesto di primordiale libertà valgono più di tutte le ferite che ci procureremmo con una caduta.

E allora amiamo, attendiamo e amiamo, nonostante tutto.

 

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Pagine bianche

Stasera ho cosparso tutto il mio letto
con le lettere che un tempo tu m'hai scritto;
eran parole, sì, ma tanto affetto
emanavan da quel tuo cuore afflitto.

Noi eravam lontani, e sol la posta
era per noi la più lieta sorpresa,
ed io attendevo con ansia una risposta
che a volte ritrovavo uscendo a far la spesa.

Era un sottile anello, ma come una catena,
ci teneva aggiogati al gioco dell'amore;
ci sollevava l'animo quando il cuore era in pena
e lo lasciavan saturo di un tenero calore.

Per anni queste pagine tenute hanno un'unione,
che tempi oscuri ha visto più d'onde tempestose;
più forte della morte e della delusione,
quando le spine erano più grandi delle rose.

Ed oggi che un epilogo lieto volle la sorte
e uniti per la vita siamo sino alla morte,
ti vedo rincasare la sera a mani stanche
e non mi sai che offrire se non pagine bianche.

Cris 19/8/80

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“Sonetto dell’amore totale”: la bellissima poesia di Marcus Vinicius de Moraes

 

 

Ti amo tanto, amore mio… non canti

il cuore umano con maggiore verità…

Ti amo come amico e come amante

in una sempre diversa realtà.

Ti amo per affinità, di un quieto amore prestante

e ti amo al di là, presente nella nostalgia.

Ti amo, infine, con grande libertà

per l’eternità e a ogni istante.

Ti amo come un animale, semplicemente

di un amore senza mistero e senza virtù

con un desiderio massiccio e permanente.

E amandoti così, molto e sempre

un giorno nel tuo corpo all’improvviso

morirò per aver amato più di quanto ho potuto.

 

Marcus Vinicius de Moraes

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Amo le storie d'amore, sia quelle a lieto fine, sia quelle che non lo hanno purchè di amore si sia trattato.

La storia d'amore fra due poeti del calibro di Elizabeth Barrett e Robert Browning iniziò in quello che oggi definiamo "mondo virtuale", si innamorarono dei loro versi in cui si evidenziava la loro forte personalità, i loro ideali, la loro passione per la vita.

Nonostante molti ostacoli che incontrarono, niente li fermò  e riuscirono a sposarsi, anche se di nascosto, e vissero la loro storia d'amore come l'avevano tanto sognata e desiderata.

Vale la pena conoscere questa bellissima storia d'amore, io ne sono appassionata.

L’amore tra Elizabeth Barrett e Robert Browning e come sbocciò tra lettere e poesie, Londra e Firenze

È la città di Firenze a custodire il ricordo di un amore che sbocciò in Inghilterra e in Italia fiorì. Fu l’amore di due poeti che si nutrì di parole – le 573 lettere che si scambiarono, le poesie che si dedicarono – e poi del sole di Toscana, degli impeti risorgimentali, del reciproco sostegno. Elizabeth Barrett e Robert Browning non si erano mai visti quando iniziarono a scambiarsi lettere e effusioni.

Sin dalla prima che lui le scrisse il 10 Gennaio 1845: “Amo i vostri versi con tutto il mio cuore, cara signorina Barrett… e amo anche voi… questa vostra poesia grandiosa e viva, di cui ogni fiore ha messo radici ed è sbocciato… tanto mi è entrata dentro da diventare parte di me.”

Elizabeth per una misteriosa malattia conduceva da anni vita ritirata, ma era già una poetessa affermata tra i circoli letterari londinesi. A scrivere poesia aveva iniziato adolescente mentre divorava la biblioteca paterna leggendo Milton, Dante, Shakespeare, Euripide.

La raccolta Poems del 1844, arrivata nelle mani di Robert, lo aveva indotto a prendere carta e penna: voleva conoscerla.

 

Si scrissero per un anno e mezzo, fino al Settembre 1846.

Trovarono anche il modo di incontrarsi di tanto in tanto a Wimpole street.

È lì che i Barrett vivevano da quando un rovescio di fortuna aveva costretto la famiglia a rinunciare ai lussi della bella tenuta di Malvern Hills.

Arricchitasi con le piantagioni di zucchero in Giamaica, aveva subito pesanti perdite dopo la rivolta degli schiavi.

Già a dicembre di quel primo anno d’amore lui le scriveva: “non penso, né penserò carissima, di ‘renderti felice’ – non riesco ad immaginare alcun modo di giungere a tale risultato… Sei tu la mia felicità e tutta quella che potrà mai esservi: tu, carissima.”

Lei gli dedicava i suoi versi.

 

Come ti amo? Ora ne conto i modi.

Ti amo quanto profondo e ampio e alto

la mia anima può, quando oltre ogni sguardo

si volge all’Essenza, alla Grazia ideale.

Ti amo al livello del più quieto bisogno

di ogni giorno, al sole e a lume di candela.

Ti amo in libertà, come chi per giustizia lotta;

ti amo semplicemente, come chi evita la lode;

ti amo con la passione delle mie antiche pene

e con la fiducia che avevo da bambina.

Ti amo di un amore che credevo perduto

coi miei passati santi, ti amo col respiro,

i sorrisi e le lacrime di tutta la mia vita!

E, Iddio lo voglia, di più ti amerò dopo la morte.

 

Il padre di lei custodiva i figli come proprietà e si opponeva con forza al matrimonio.

Ai due poeti innamorati non restò che affidare alle lettere sogni e progetti.

Il più audace lo misero in pratica il 12 settembre 1846 quando si sposarono in segreto in una chiesa di Marylebone.

Quel giorno tornarono alle rispettive case come se niente fosse, ma una settimana dopo, valigia in mano e aria risoluta, Elizabeth affrontò la famiglia: se ne andava.

Con Robert, suo marito. Il padre la ripudiò, né volle più rivederla, con le sorelle si riconciliò solo anni dopo.

 

Il 14 Settembre 1846 scriveva a Robert, già suo sposo: “Finalmente nessuno potrà più separarci.

Ho conquistato il diritto di amarti apertamente, con un amore che gli altri definiscono addirittura un ‘dovere’... Comunque, anche se fosse un ‘peccato’, ti amerei ugualmente!” Della sua vecchia vita a Londra porta con sé solo l’adorato cocker spaniel a cui Virginia Woolf avrebbe affidato il compito di raccontare l’amore tra i due poeti nel gustoso romanzo Flush.

 

Dopo una breve sosta a Pisa si stabilirono a Firenze nelle stanze di Casa Guidi, il loro nido felice.

Vide nascere il loro unico figlio e rifiorire la salute di Elizabeth non più reclusa in una stanza buia, ma immersa nel sole salvifico d’Italia e nelle sue più grandi passioni: l’amore di e per Robert, la poesia, i temi sociali dell’epoca che la interessavano, dall’oppressione austriaca al lavoro minorile, dall’emancipazione femminile allo schiavismo.

Il poema Casa Guidi Windows lo dedicò alla causa risorgimentale italiana, mentre il romanzo in versi Aurora Leigh è la storia di una donna che aspira a emanciparsi e rifiuta il matrimonio per restare libera.

Negli anni fiorentini uscirono anche i Sonetti dal portoghese che raccoglie la maggior parte delle liriche dedicate a Robert.

 

Se devi amarmi, per null’altro sia

se non che per amore; non dire mai:

“L’amo per il sorriso, per lo sguardo,

la gentilezza del parlare, il modo

di pensare conforme al mio,

che mi rese sereno un giorno”. Queste

son tutte cose che posson mutare,

Amato, in sé o per te, e un amore

così sorto potrebbe poi morire.

E non amarmi per pietà di lacrime

che bagnino il mio volto. Può scordare

il pianto chi ebbe a lungo il tuo conforto,

e perderti. Soltanto per amore

amami - e sempre, per l'eternità.

 

È a Firenze che Elizabeth muore nel Giugno del 1861 e a Firenze rimane, sepolta al Cimitero degli Inglesi.

Robert no, dopo la sua morte si trasferisce a Venezia dove morirà molti anni dopo, nel 1889.

 

 

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Ti amo tanto, amore mio… non canti
il cuore umano con maggiore verità…
Ti amo come amico e come amante
in una sempre diversa realtà.
Ti amo per affinità, di un quieto amore prestante
e ti amo al di là, presente nella nostalgia.
Ti amo, infine, con grande libertà
per l’eternità e a ogni istante.
Ti amo come un animale, semplicemente
di un amore senza mistero e senza virtù
con un desiderio massiccio e permanente.
E amandoti così, molto e sempre
un giorno nel tuo corpo all’improvviso
morirò per aver amato più di quanto ho potuto.

Marcus Vinicius de Moraes

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