Libero

pezzi.divetro

  • Uomo
  • 42
  • Roma
Sagittario

Mi trovi anche qui

Ultime visite

Bacheca

Questa Bacheca è ancora vuota. Invita pezzi.divetro a scrivere un Post!

Mi descrivo

Mi piace camminare sui pezzi di vetro, forse perché amo il rischio, amo le sfide: perchè ferirsi non è impossibile, morire meno che mai. Ma pezzi di vetro sotto i piedi fanno meno male delle schegge nel cuore...

Su di me

Situazione sentimentale

-

Lingue conosciute

-

I miei pregi

-

I miei difetti

-

Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. le poesie
  2. la mia moto
  3. la boxe

Tre cose che odio

  1. il freddo nel cuore
  2. sentirsi soli
  3. tu che non ci sei più

Lettera a una donna

A te che sei una donna
e illumini l'altra metà del cielo,
io chiedo perdono per tutte quelle volte
in cui noi uomini non abbiamo saputo capirti.
Il tuo silenzio è fatto d'immagini e di pensieri
ed è lì che dovrei leggere tutta te stessa.

Come uomo ti ho lasciata da sola troppe volte:
la tua decisione mi ha fatto credere
che tu potessi affrontar da sola il mondo,
quando era soltanto una corazza
per difendere la tua anima fragile.

Ogni volta che incrocio i tuoi occhi
e il tuo viso mi si deposita sul cuore,
capisco quanto mi vuoi bene
- forse più che a te stessa -
capisco che sai amare come una “donna”,
con la testa, con il cuore, con la pancia;
e quelli che si fanno chiamare “uomini”
e che amano solo il tuo corpo
non hanno capito niente e ti mancano di rispetto,
e forse non sanno amare neanche quello.

Vorrei vederti sorridere sempre,
perché lo so che, anche quando sorridi,
hai un turbinìo di emozioni che ti ruota dentro.
Invidio la tua sensibilità di donna
e so che sei unica anche per questo.
Hai un dono incredibile:
la possibilità di essere custode,
dentro di te,
di una nuova vita,
una sensazione che io non conoscerò mai
e di cui mi rimarrà solo
l'onore di essere chiamato “padre”.

Sei unica come lo è ogni donna,
un insieme di caratteristiche, movimenti,
emozioni, parole, sogni,
di cui noi ci innamoriamo ogni volta.
E ti chiedo perdono per tutte quelle volte
in cui noi uomini non abbiamo saputo
comprendere e riconoscere questa unicità,
trattando tutte allo stesso modo,
considerandovi tutte uguali, come merce.

Nessuno dovrebbe permettersi di giudicarti
come donna
per quello che sai fare;
ma un vero uomo dovrebbe solo sentire e capire
quello che tu sai fare dentro di lui,
riordinando quelle emozioni addormentate
nei nostri cuori ormai timidi e spenti,
congelati da questa aridità del mondo.

Io come uomo
vorrei dire grazie a quelle come te
che sanno ancora piangere
tirando fuori il sentimento dagli occhi.
Vorrei che quel sentimento non fosse mai dolore,
ma solo nostalgia o forse incredulità.

A te che sei una donna
e sai essere madre, compagna, amica,
io come uomo dico grazie,
perché la mia gioia di esistere
è anche nel piacere
di condividere con te le sensazioni
con complicità e dolcezza.

Sono le donne come te
a salvare il mondo,
che sanno stupirsi per la bellezza di un fiore,
o sorridere di meraviglia
quando la pioggia bagna il loro corpo
in un acquazzone estivo:
e si sentono libere.

Ti difenderò da chi ti vuole solo corpo,
da chi ti vuole suddita e non libera,
da chi pretende da te la resa e i “sì”;
perché non siamo tutti uguali.
Quelli che non sanno leggere i tuoi occhi,
che reagiscono con violenza ai tuoi turbamenti,
che non capiscono le tue indecisioni,
non hanno mai amato una donna.
Quelli che ti vogliono come “compagnia”
e non come compagna,
quelli che vogliono toccare il tuo corpo
ma non sanno prenderti per mano,
che vorrebbero comprare il tuo cuore
ignorando, che per sfiorarlo,
ci vogliono tenacia e delicatezza.

Ti terrò come un dono prezioso;
la meraviglia che mi scuscitano
i tuoi gesti, le tue mani,
i tuoi occhi, i tuoi capelli
i tuoi sentimenti e i tuoi brividi,
i tuoi pensieri confusi e indecisi,
le tue paure, la tua grinta,
il tuo sorriso, le tue lacrime,
le tue parole, i tuoi silenzi,
i tuoi vestiti e i tuoi colori...

Perché è tutta la tua complessità
che ti rende così bella.
   (pezzi.divetro)

Tasto le mie piante di neve

Tasto le mie piante di neve
volo sulle tue angosce
riversano amore sulle mie membra
e s’agitano a farmi morire
vorrei non mi guardassi rapita
ma diventassi per un attimo pratica
non puoi dirmi di fare tesoro
fai quello che vuoi
ho bisogno di sentirmi guidato
dalla tua fantasia di donna che sa
ritorno ad un tempo ubriaco
della tua pelle soffice
quando per un tuo sorriso prezioso ero disposto
a rinunciare alla parte migliore di me
quando per i tuoi occhi di niente
mi trascinavo idiota e stanco
quando per tutta la gente
ero un solitario
acrobata santo
per non averti mai chiesto nulla
che andasse oltre la tua dimensione
catastrofica e ridicola insieme
di ricca fanciulla ragazza perbene
ora la mia vena si è esaurita
ti giuro non oso parlare
per farti star male un momento per bene
per farti capire per riuscire ad amare
ho chiesto soldi alle mie sicarie
ho chiesto in ginocchio un mese di tempo
le mie promesse le ho rispettate ed ancora
della tua infedeltà sono monastico tempio
non riuscirei mai continuando
a fingermi ancora mercante di noia
si vende a peso o a metro quadrato
nella mia anima è un vero lerciaio
sono disposto ancora a una cosa amore
vecchia giovane vamp
a ritruccare il tuo mito di gloria
all’altare nascosto della viltà
per consolarmi osservando l’immagine
dei tuoi capelli da capogiro
delle sacre bibbie del tuo seno
che troppo spesso ho confuso con Dio.
   (Andrea Pazienza)

, , , , , , , , , , , , ,