Ti puoi chiamare anche Conrad, Pessoa, Calvino, ma si arriva a un punto in cui le parole stesse diventano inadeguate a descrivere le vicende umane, quando la vita si fa dura, e diventa "terra, carne molle, ossa"... Come questi giorni, un padre molto forte, che è sempre stato vicino a una donna di cristallo come mia madre (insisto: una madre incide molto sulla stabilità emotiva del figlio/a, più di un padre); mi ha sempre incentivato a migliorarmi nello studio - forse troppo - ed è stato un esempio di riferimenti fissi per me, anche se a volte me ne sono discostano. Ho avuto una genitorialità sbilanciata, fortemente asimmetrica.
Lo vedi così, allo sbando, con le sue facoltà cognitive a ridursi come quando si spegnevano i vecchi televisori a valvole. Ricordate come si restringeva l'immagine quando li spegnevamo? lo stesso televisore a valvole con cui vedevamo i film western o Giochi senza frontiere o i quiz nel pieno dei '70. Decennio spensierato, e di fermenti, di condivisioni fra la gente.
Sei costretto a portarlo in giro, mentre hai un' altra persona che sta facendo una visita importante all'ospedale, lui in auto, è sera ormai, fai avanti e dietro perchè sei costretto a parcheggiare senza pudore a tre metri dall'ospedale e se se ne va in giro senza orientamento sono dolori.
È sera, tu puoi reggere la fame, ma lui no: barcolla, strascica frasi querule. Gli compri 4 quadrati di pizza, non è malaccia. Tante volte mi ha cucinato, mi ha accompagnato in giro.
Gli porgi dei fazzoletti e un bicchiere d'acqua. Curvo, mastica, gradisce, mastica voracemente la sua vita. È il minimo che io possa fare.
Come tradurre fedelmente su carta scritta la voragine che ho dentro? amarezza con le sembianze di una piovra gigante.
Mastica. Curvo. I bisogni.
È tutto una ruota. Inizio a convincermi che la vera forza non è essere forti. Ma essere "dentro", possedere presenza di noi stessi.
Si naviga a vista.