Profilo BACHECA 457
È arrivato il carnevale,
conquistando monti e mare.
È arrivato tutto matto,
si è mascherato anche il mio gatto.
Su di un carro maestrale ecco il re del Carnevale.
Capelli ricci, corona in testa,
tutti intorno gli fan festa,
mentre dondola la testa.
Ha la giacca a doppio petto,
esce fuori il suo pancione,
assomiglia a un panettone.
I calzoni corti a righe,
le scarpe col taccone,
con un grosso medaglione.
Ma che burla è il Carnevale, su quel carro maestrale.
Tanto ricco di frittelle, mandorlati e caramelle.
Tenerelli in quantità, una valanga di bontà.
Di coriandoli e palline, tante belle mascherine.
È una grande scorpacciata di simpatica allegria,
vieni a farci compagnia.
Viva, viva il carnevale, abbandona ogni male.
Quando tutto crolla e resta in piedi solo l'essenziale,
il giudizio che riceviamo dall’ esterno non conta più.
Io sono quel che sono,
noi siamo quel che siamo.
E come intuisce Kant alla fine della Critica della Ragion Pratica, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c'è qualcosa che permane ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno.
Io sono quel che sono.
Voglio andare fino in fondo a questo pensiero
- Giovanni Allevi
Vorrei poter fare la magia di aprire una porta e ritrovarmi nella mia stanza di bambina.
Mi siederei sul letto andando subito a scostare la coperta
per ritrovare le lenzuola di quando facevo dalla sera alla mattina
tutto un sonno con una mano poggiata sulla pancia e l’altra sotto al cuscino.
Vorrei trovare i miei orsetti tutti in fila sul davanzale della finestra,
ci tufferei il viso per sentirne ancora una volta l’odore caro.
Cercherei nel cassetto del tavolino i miei pastelli di tutti i colori del mondo
e i fogli di carta da lettera profumati per scrivere alle amiche lontane.
Vorrei le ciabattine morbide che andavano sempre a nascondersi
nell’angolo più remoto sotto al letto e mi ci dovevo
stendere tutta per prenderle ogni volta.
L’armadio con i vestiti piccoli e i maglioni caldi fatti da nonna per me.
E poi vorrei, ancora una volta, una volta sola, 1
togliermi da quell’incanto soltanto perché mamma mi chiama
che è ora di merenda e la cioccolata calda è pronta.
È difficile essere donna.
Se sei seria, "te la tiri",
se sei socievole "sei una che ci sta",
se sorridi "sei poco seria",
se non dai confidenza "sei una stronza".
Ma una donna che deve fare per andare bene?
Io scelgo di essere ciò che sono e me ne frego
di quello che pensa la gente.
Quando si ha la coscienza pulita,
il resto scivola addosso che è una bellezza!