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trillyina 19 novembre

 

A sei anni già componeva

Da vero enfant prodige, il piccolo Vincenzo, formato alla musica dal padre e dal nonno, a tre anni già era in grado di suonare il cembalo, a cinque anni di dirigere una piccola orchestra e a sei anni di comporre musica sacra (le fonti riportano la composizione di un vocalizzo su "Gallus cantavit").

 

Gli fu rifiutata la mano del suo grande amore
 
Dopo essersi trasferito a Napoli per muovere i primi passi della sua carriera di musicista, si innamorò, ricambiato, di Maddalena Fumaroli, figlia di un noto magistrato partenopeo. 

 

       A ventiquattro anni chiese la mano di Maddalena al padre di lei, il quale, sdegnato, rifiutò l'offerta, in quanto non poteva sopportare l'idea che la figlia andasse in sposa a colui che considerava soltanto un "suonatore di clavicembalo".


Forse in seguito a questa grande delusione, Bellini non si sposò mai, nè ebbe figli. 
Sono note però altre relazioni sentimentali
Era amato dalle donne, attratte della sua bellezza fisica e dalla sua eleganza, ma certo anche dal talento e dalla fama che quel "suonatore di clavicembalo" raggiunse a poca distanza dai primi anni napoletani.

E la Fumaroli? 
Triste la vicenda di questa giovane donna, che si spense a soli 32 anni; un suo ritratto (nella foto) è conservato presso la Casa Museo Bellini a Catania.
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trillyina 19 novembre

 

Probabilmente non c'è personaggio catanese più universalmente noto di Vincenzo Bellini, il "cigno", l'astro della musica prematuramente scomparso.

 

Ritratto di Vincenzo Bellini        Il cigno catanese ha origini abruzzesi

 
Bellini non è un cognome molto diffuso nella città etnea, nè tipico di queste zone. 
Il padre di Vincenzo, Rosario, era infatti figlio di Vincenzo Bellini senior, compositore nato in Abruzzo (precisamente a Torricella Peligna) nel 1744. 
Si porterà a Catania solo nel 1768, quando fu chiamato a lavorare alle dipendenze di Ignazio Paternò Castello Principe di Biscari come maestro di cappella e insegnante di musica.
La madre di Bellini, invece, denuncia con schiettezza la propria appartenenza alla città etnea con un nome che più catanese non si può: Agata Ferlito :)
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trillyina 19 novembre

 

All’interno del Duomo, all’altezza del 2° pilastro della navata destra, è la tomba di V. Bellini opera di G.B. Tassara; il corpo del musicista venne traslato a Catania da Parigi nel 1896. Tassara è stato uno scultore, patriota e soldato garibaldino componente della spedizione dei Mille nonché un militante del socialismo italiano italiano. L’iscrizione sulla lapide della Tomba di Bellini riporta l'incipit dell'aria de La sonnambula: "Ah! non credea mirarti / Sì presto estinto, o fiore".

 

 

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trillyina 19 novembre

 

Buona serata❤️🧡

 

Nei giorni di nebbia puoi smettere per un attimo di guardare, puoi respirare, ed ascoltare… chiudi gli occhi e concentrati sulle tue sensazioni, perchè anche un giorno di nebbia non è per caso.
(Stephen Littleword)

 

 

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trillyina 19 novembre

 

Devo andare. La nebbia sta salendo”.
(Emily Dickinson, ultime parole prima di morire, 15 maggio 1886)

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trillyina 18 novembre

 

Esterno della cappella di Sant'Agata.                        In fondo alla navata di destra, protetta da un cancello in ferro battuto, vi è la parte più importante per i catanesi: la Cappella di Sant’Agata. Dalla sua sinistra si accede alla camera sotteranea, (chiamata dai catanesi cammaredda), dove sono custodite il busto e lo scrigno reliquiario della Vergine Sant’Agata.

Sull’altare della cappella è situato un bassorilievo che trae la Vergine Sant’Agata incoranata da Dio con San Pietro, San Paolo e gli evangelisti Luca, Giovanni, Matteo e Marco.

 

 

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La controfacciata della navata centrale è caratterizzata dalla presenza della cantoria in stile neoclassica realizzata nel 1926 su progetto di Carmelo Sciuto Patti; essa ospita l’organo monumentale.

Quest'ultimo venne commissionato dal cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet all'organaro francese Nicolas Théodore Jaquot nel 1877; una volta terminato, lo strumento venne posizionato nell'abside centrale, alle spalle dell'altare maggiore. Nel 1926, in seguito alla riorganizzazione dell'area absidale, venne costruita la cantoria in controfacciata e su di essa venne trasferito l'organo a spese del cardinale Francica Nava; in tale occasione, lo strumento venne ampliato dalla ditta organaria Laudani e Giudici e dallo scultore Giambattista Sangiorgio. Muto per decenni, nel 2012 è iniziato un importante intervento di restauro ad opera della ditta organaria Mascioni, terminato nel 2014.

Lo strumento è a trasmissione meccanica con sistema elettronico di assistenza per le combinazioni; la sua consolle dispone di tre tastiere di 58 note ciascuna e pedaliera di 30 note.

 

 

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