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trillyina 11 marzo

 

  • Primi anni: nel 1933 la città di Torino diede il via libera alla fondazione del Museo. Carlo Biscaretti ottenne l’incarico di “ordinatore provvisorio” e la prima sede fu un magazzino nella ex Fabbrica Aquila Italiana, una casa automobilistica torinese attiva dal 1905 al 1917.

  • Trasferimento e sviluppo: durante il secondo conflitto mondiale, la biblioteca e l’archivio del Museo andarono in parte dispersi o distrutti, mentre la collezione rimase fortunatamente intatta. Subito dopo il termine della Seconda guerra mondiale, l’attenzione sull’ubicazione del Museo Nazionale dell’Automobile si accese tra i membri dell’Associazione dei Costruttori. Nel 1955, fu deliberato il sostegno per la costruzione di una nuova sede.

 

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Museo Nazionale dell’Automobile è uno dei musei di carattere tecnico-scientifico più famosi al mondo. Fondato nel 1932, il museo conserva una collezione tra le più rare e interessanti nel suo genere, con quasi 200 automobili originali di 80 diverse marche. Attualmente intitolato a Gianni Agnelli.

 

  • Fondazione (1932): l’idea di fondare il Museo dell’Automobile fu di Cesare Goria Gatti e Roberto Biscaretti di Ruffia, entrambi cofondatori dell’ACI, l’Automobile Club d’Italia e della FIAT di Torino. Nel 1932, durante il raduno dell’Automobile Club di Torino, fu presentata l’idea di onorare coloro che avevano ottenuto la patente di guida da più di 25 anni, noti come i “Veterani dell’Automobile”.
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Buongiorno❤️

 

bello della fantasia è quel partire da un nessun luogo verso un altrove.
(Fabrizio Caramagna)

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Sul retro 

Giacomo Balla 

Marcia su Roma 

1931-1933

 

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Tra il febbraio 1913 e il gennaio 1914 Giacomo Balla si concentra su una serie di opere dedicate al tema della velocità dell’automobile, probabilmente attratto dalle sperimentazioni nell’ambito del fotodinamismo e sulla scia delle formulazioni scientifiche di Einstein, che all’inizio del Novecento stravolgono il modo di pensare spazio e tempo. Nella grandiosa tela, Velocità astratta, si percepisce l’interesse dell’artista nella rappresentazione del movimento, attraverso linee sintetiche e diffrazione della luce, che lo conduce verso l’eliminazione dei colori e l’astrazione delle forme. Negli anni Trenta, sperando di ottenere nuove commesse, Balla rovescia la tela, estendendola lungo il bordo inferiore, e dipingendo sul verso una monumentale Marcia su Roma, un’inquadratura fotografica del Congresso di Napoli del 1922 che ritrae il Duce accompagnato dai Quadrumviri. L’opera, da lui definita “un grande quadro patriottico”, non avrà la fortuna sperata, così solo nel 1935 Balla ne riporterà alla luce il recto della tela.

 

 

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