XXII DOMENICA DEL TEMPO
ORDINARIO ANNO A. (Mt 16,21-27)
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,16-30)
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e
secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò
a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il
rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l'anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette.
Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora
cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che
voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole
di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui
il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi
citerete questo proverbio: "Medico, cura te stesso. Quanto
abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua
patria!"». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è
bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico:
c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo
fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in
tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a
una vedova a Sarèpta di Sidòne. C'erano molti lebbrosi in Israele
al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se
non Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di
sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo
condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la
loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro,
si mise in cammino. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel Vangelo di Luca l'episodio della predica di Gesù
nella sinagoga di Nazaret ha valore programmatico, perciò è tanto
più importante capire con esattezza il suo significato. Spesso
viene interpretato in modo erroneo, perché si cerca di imporre al
testo di Luca la prospettiva del passo parallelo di Marco e
Matteo, mentre l'orientamento di Luca è diverso.
Luca lo vediamo distingue chiaramente due tempi contrastanti in
questa visita alla sinagoga di Nazaret. In un primo tempo Gesù
legge una profezia di Isaia e la dichiara adempiuta, perché lui
stesso sta predicando l'anno di grazia annunziato dall'oracolo
profetico. La reazione della gente di Nazaret è quanto mai
favorevole: "Tutti gli rendevano testimonianza scrive
l'evangelista ed erano meravigliati delle parole di grazia che
uscivano dalla sua bocca". In un secondo tempo, però, Gesù
riprende a parlare citando l'esempio del profeta Elia e del
profeta Eliseo, entrambi autori di miracoli a profitto non di
connazionali, bensì di stranieri: la vedova di Sarepta e il siro
Naaman il lebbroso. Allora la reazione dei nazaretani si
capovolge: "Tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno", al
punto di voler perfino uccidere Gesù, precipitandolo in un
precipizio.
Come si spiega questo completo voltafaccia? Per spiegarlo
correttamente occorre capire i sentimenti dei compaesani di Gesù.
Quando dicono, dopo il suo primo intervento: "Non è il figlio di
Giuseppe?" Non lo dicono con un senso di disprezzo, come negli
altri sinottici, ma per sottolineare che Gesù, questo nuovo,
ammirevole profeta, è un loro compaesano, quindi appartiene a
loro. Il loro atteggiamento esprime una tendenza possessiva. Se
Gesù ci appartiene, pensano, deve riservare a noi il primo posto
nel suo ministero, deve fare per noi i miracoli! Gesù avverte
questi loro pensieri e non li accetta, anzi li denuncia: "Di
certo voi mi direte: Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao,
fallo anche qui nella tua patria!". Ma Gesù ribatte: "Nessun
profeta è "accoglibile" nella sua patria" ("accoglibile" è la
traduzione precisa del termine usato qui da Luca). E Gesù lo
spiega con gli esempi di Elia e di Eliseo. Gesù, cioè, si è
opposto risolutamente alla tendenza possessiva dei suoi
concittadini e ha richiesto loro una grande apertura di cuore, li
ha invitati ad accettare che egli si dedicasse al servizio di
altra gente, che andasse altrove a compiere i suoi miracoli.
Contrastato, l'affetto possessivo si muta in odio violento (tanti
drammi passionali si spiegano così; tanto più era forte l'affetto
possessivo, tanto più violenta è la reazione contraria).
Lo stesso atteggiamento si ritrova poi negli Atti degli Apostoli
da parte dei Giudei che contrastano l'apostolato di Paolo. Lo
contrastano perché vedono che ha successo presso i pagani; sono
presi da gelosia, e invece di ascoltare il messaggio evangelico
perseguitano l'Apostolo.
Se vogliamo essere con Gesù, dobbiamo aprirci alla lezione molto
seria di questo Vangelo: per essere con lui è necessario aprire
il proprio cuore, non amare neppure Gesù in maniera possessiva,
chiedendo per noi stessi le sue grazie, i suoi favori, chiedendo
privilegi...
Se vogliamo essere veramente con lui, lo dobbiamo accompagnare
quando va verso altra gente e quindi accogliere le grandi
intenzioni missionarie della Chiesa. Soltanto così siamo
veramente uniti al cuore di Gesù, altrimenti il nostro è un certo
egoismo spirituale, che, per quanto spirituale, rimane egoismo,
contrario alla carità di Cristo.