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Mi descrivo
estroverso/timido, semplice/complicato
avventuroso/tranquillo, solare/notturno
viaggiatore/sedentario, ce n'è per tutti i gusti.
Su di me
Situazione sentimentale
single
Lingue conosciute
Inglese, Francese, Portoghese
I miei pregi
sono disponibile e socievole
I miei difetti
sono impaziente e a volte un po\' brusco
Amo & Odio
Tre cose che amo
la vita sul pianeta terra
sincerità
semplicità
Tre cose che odio
presunzione
egoismo
ignoranza
I miei interessi
Vacanze Ok!
Vacanze Ko!
Tour organizzato
Passioni
Viaggi
Trekking
Cinema
Musica
Raggae
Jazz
Cucina
Piatti italiani
Fusion
Libri
Saggi
Storici
Sport
Sci
Nuoto
Film
Libro preferito
Dal dissenso all\'esteterotica di Nello Vegezzi, Quartine di Omar Khayyam, Racconti di F.Kafka
Meta dei sogni
Africa equatoriale, Australia e Nuova Zelanda
Film preferito
La dolce vita e La Strada di F.Fellini, Mamma Roma di P.P.Pasolini, Blek Giek di E. Caria, Lettere da Iwo Jima di C.Eastwood
Arrivando a Vagator, Goa
Hampi 28/01/98
Tutto è sincronizzato su tempi diversi in India, tempi immutabili,
dati dai riti induisti, scanditi dalla musica sacra, dal bruciare
di incensi, dal passo delle vacche, dal naturale fluire delle cose
del mondo. Goa è un'isola che vive apparentemente fuori da questa
sincronia, ha più dinamismo, sembra quasi funzionare come un luogo
neutrale.
I portoghesi hanno lasciato chiese, case coloniche, fattorie,
strade, forti di pietra nera e schiavi africani cristianizzati.
Sotto sotto, però, c'è sempre una buona scuola di vera India, anche
i neri o i meticci sembrano così pacatamente indiani, gentilezza e
prontezza fanno sembrare questo posto come un paradiso colorato di
verde, di fiori e di palme da cocco, che viste dall'aereo in
atterraggio, sembrano stelle di foglie.
Vagator è quasi un bosco misto che arriva a diroccarsi su ripidi
gradoni davanti alla spiaggia, tutto disseminato di case e casette,
ville e capanne. Il canto degli uccelli è dominante e le farfalle
si aggirano colorando l'aria, forse è già primavera.
27/02/2000 Kudli Beach, Gokarna
Tutto il bello e tutto il brutto sono così vicini, ma solo il
secondo continua a mangiarsi via il primo. Qui in India è proprio
così, tutto il piacere, l'estro, il colore e l'eleganza, così
naturali e liberi, sono piano piano avviluppati da una rete di
polluzioni banali, soffocati dal brutto incontenibile di una
valanga di eventi sempre più inevitabili e collegati tra di loro.
Non resta che la fede nell'eterna rinascita. Gokarna mi ha accolto
con generosità e bellezza, mi ha offerto alcuni dei suoi tesori ed
io le sono anche entrato in grembo: ho visitato la grotta sacra che
ha dato il nome a questo famoso centro di pellegrinaggio shivaita.
Ho camminato lungo i sentieri che portano ad Ohm Beach e ad Half
Moon Beach (nomi turistici, ma evocativi) e passeggiato serenamente
per le vie del villaggio. Ho goduto di buona compagnia e suonato la
chitarra con piacere. Però non ho dormito quasi per niente. Non
potevo, forse non volevo. Ultime notti in India ad ascoltare il
ronzio delle zanzare, sperando di non essere punto da un'anofele
portatrice di malaria e, comunque, di non essere punto in
generale.
4/03/2006 Riacho Doce, Maceiò (prima parte)
Sta cominciando a piovere, molto leggermente. Sono arrivato 2
giorni fa, con alle spalle un viaggio molto affaticante. Giovedì
mattina svegliandomi dal meritato riposo, dopo l'escursione a Paulo
Afonso e canyon del rio San Francisco, decido di lasciare Piranhas.
Alle 10,00 lascio la pousada Lirio do Vale con un mototaxi e giungo
al posto delle camionetas, salgo sulla prima in partenza per Olho
d'Agua do Casado, e, dopo un giro del quartiere con lo scopo di
raccogliere altri passeggeri, ci si avvia. Giunto alla prima tappa,
scopro che non c'è nessun autobus in partenza prima delle 16,00,
perciò mi metto in attesa della partenza di un'altra camioneta che
mi porterà ad Olho d'Agua das Flores. Il conduttore è alto come me
e forse ha la mia età, o forse è anche più giovane, è panciuto e
sembra un messicano da spaghetti western, con il suo cappello da
vaqueiro. Parliamo un po', prima di partire, del caldo, del freddo
che fa in Italia in inverno e del consumo del suo e del mio mezzo
di trasporto. Improvvisamente si parte e mi trovo seduto tra il
conduttore ed una signora di mezza età, dal fare un po' maleducato.
Mi addormento e mi risveglio sudato, ad intermittenza, mentre il
paesaggio del Sertào scorre tra piani siccitosi e rilievi rocciosi,
punteggiato da qualche minuscolo lago artificiale per abbeverare le
bestie, che, durante il calore del mezzogiorno, se ne stanno
accucciate all'ombra di acacie dalla chioma a fungo.
4/03/2006 Riacho Doce, Maceiò (seconda parte)
Verso le 12,30 si arriva ad Olho d'Agua das Flores. vengo fatto
salire su un'altra camionetta che parte poco prima delle 13,00
facendo un giro dell'abitato, dato che uno dei passeggeri deve
ritirare un pacco in una certa casa, pacco che alla fine non riesce
a ritirare per l'assenza della persona giusta nella giusta casa. Il
conduttore di quest'altra camionetta si avvicina, rallentando, a
tutti i quelli che si trovano al margine della strada e, di tanto
in tanto, qualcuno sale. Non ho idea di quante persone abbia
effettivamente caricato nel cassone coperto, altre 6, oltre a me,
sono sedute nell'abitacolo. A Batalha (Nossa Senhora das Dores) e a
Jacaré dos Homens, si ferma a scaricare alcuni passeggeri e a
caricarne altri, compiendo le necessarie deviazioni dalla strada
principale. Si giunge a Jaramataia, il centro più povero in cui si
compie la solita deviazione, è indescrivibile l'impressione che mi
ha dato la visione di quel villaggio riarso dal sole, solo cenere,
cenere di vita. Finalmente si arriva ad Arapiraca, dove vengo
sbarcato e catturato da un ragazzino che mi reimbarca su di un
furgoncino passeggeri dotato di vari posti extra e di impianto
tv-dvd, che, poco dopo la partenza alla volta di Maceiò, inizia a
mostrare un film poliziesco-comico di hollywood che, tra l'altro,
mi fa anche ridere con le sue atroci e banali stupidaggini.
Pressato tra una signora piuttosto grassa, sulla sessantina, ed il
garzone del trasporto, mi trovo a dover piegare in avanti il busto
insieme allo schienale ogni volta che qualcuno dei passeggeri
seduti dietro di me deve scendere o quando qualcun altro viene
fatto salire. Anche qui perdo il conto dei passeggeri extra, ma ad
un certo punto il garzone invita tutti quelli che ne sono dotati,
ad allacciare le cinture di sicurezza e gli altri a reclinare la
testa visto che si sta per passare ad un posto di controllo della
polizia rodoviaria (stradale).
4/03/2006 Riacho Doce, Maceiò (terza parte)
Dopo un'alternanza di paesaggi collinari e fluviali, nell'agro che
precede la costa, noto mandrie di bovini da latte e le relative
industrie agroalimentari e si arriva ad una zona lagunare ornata
dalle palme da cocco. Sono già quasi le 17,00. Si attraversa
quest'area di acque salmastre che si congiungono e disgiungono,
formando un territorio adatto alla navigazione delle belle piroghe
che si vedono scivolare dolcemente tra mangrovie e palme. Jagandas
a vela rientrano dopo la giornata di pesca, ai loro approdi, vicino
a casette colorate dai tetti di paglia, costruite su isolotti o
penisole all'ombra del verde circostante. E' davvero bello, anzi,
incantevole quello che si vede a prima vista, ma siamo nel XXI
secolo e, sicuramente, anche qui povertà ed inquinamento stanno
minando un sistema di vita che, nella sua semplicità, ha resistito
fin'ora, nutrendo i suoi abitanti senza problemi se non quelli dati
dallo schiavismo prima e dal malgoverno poi. Indios rimasti o
tornati dopo la cacciata inflitta loro dai colonizzatori, si sono
mescolati agli africani, portati come schiavi, i caboclos sono gli
eredi di entrambe le tradizioni mescolate nel tempo e nella
condivisione di una miseria innaturale in un ambiente così
generoso. Si arriva a Maceiò, altra grande città, con il suo porto,
i suoi stabilimenti industriali, il suo caos.