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Mi descrivo

“Sono sempre fra le nuvole! Sono un uomo che crede ai sogni! Forse è perché spero di realizzarli che li porto sempre con me; ma soltanto per un grande dono di Dio, sono volato oltre molti dei miei sogni”.

Su di me

Situazione sentimentale

-

Lingue conosciute

-

I miei pregi

come quelli di una persona umana

I miei difetti

come quelli di una persona umana

Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. amicizia
  2. birra
  3. pianeti e universo

Tre cose che odio

  1. falsità
  2. violenza
  3. chi se la tira

I miei interessi

Vacanze Ok!

  • Avventura

Vacanze Ko!

  • Spiagge incontaminate
  • Passioni

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    Libro preferito

    la seconda guerra mondiale

    Meta dei sogni

    Irlanda e Scozia, Stati Uniti

    Film preferito

    blow

    PER TUTTI I BIMBI DEL MONDO:CHE DIO VI PROTEGGA

    GRAZIE LUCEBLU,VALENTINA NOSTRA AMICA PER SEMPRE,ORA DIVENTATA ANGELO

     

    unicef

    NON DEVE ESISTERE UN MOMDO COSI':AIUTIAMOLI

     

    L'ACQUA

    L'acqua è un diritto irrinunciabile, per ogni essere umano. Senza acqua non sopravviverebbe la specie umana né alcuna forma di vita evoluta sul nostro pianeta.

    Ma l'acqua sta diventando un bene sempre più scarso, per la cattiva gestione che se ne fa.
     
    Nei paesi a basso reddito, 500 milioni di bambini (uno su tre) non hanno accesso a servizi igienici degni di questo nome, e un bambino su cinque non usufruisce nemmeno di fonti di acqua potabile.

    L'importanza dell'elemento idrico è tale da avere assunto carattere strategico, al pari - e in prospettiva, anche più - del petrolio. Nelle aree semiaride del pianeta già si consumano conflitti più o meno direttamente legati al controllo delle fonti idriche.
     
    L'acqua è dunque anche un bene su cui si fonderà, in un futuro sempre più prossimo, la tutela della pace e della sicurezza globale

    VIRUS (HIV)

    David, 5 anni, di Harare (Zimbabwe), accanto alla nonna. David ha perso la mamma a causa dell'AIDS
    David, 5 anni, di Harare (Zimbabwe), accanto alla nonna. David ha perso la mamma a causa dell'AIDS - ©UNICEF/HQ02-0364/G. Pirozzi

    Quando il virus (HIV) dell'AIDS fece la sua comparsa, poco più di due decenni fa, si pensava che i giovani fossero relativamente al sicuro dalla malattia.
     
    Oggi la diffusione dell'HIV/AIDS ha preso le dimensioni di una epidemia globale (pandemia) e oltre metà dei nuovi casi di infezione che avvengono nel mondo colpiscono persone con meno di 25 anni.

    Nei Paesi in cui il virus è più diffuso, gli effetti dell'HIV/AIDS sulle nuove generazioni è devastante.
     
    L'età media delle persone infette o malate è sempre più bassa: le ragazze, più indifese rispetto al virus per ragioni fisiologiche e per condizionamenti sociali, pagano un tributo alla malattia ancora più alto rispetto ai coetanei maschi.

    I tassi di mortalità infantile crescono a causa della trasmissione del virus da madre a figlio, mentre il numero dei bambini rimasti orfani a causa della malattia è salito a oltre 15 milioni.

    L'HIV/AIDS è una malattia spietata, per la quale non esiste un vaccino o una cura in grado di debellare il virus dall'organismo malato, ma può essere combattuta con le terapie che ne bloccano il decorso e soprattutto con la prevenzione. 


     

    POVERTA' LA PIU' INSIDIOSA DELLE MALATTIE

    Ogni anno malattie e malnutrizione uccidono quasi 10 milioni di bambini di età inferiore a 5 anni, e in metà dei casi i decessi si concentrano nelle prime settimane di vita.

    In alcuni paesi dell'Africa subsahariana, la mortalità infantile è talmente elevata che un quinto dei bambini muoiono prima di compiere cinque anni: un tasso cinquanta volte superiore a quello che si registra in Italia!
     
    Molti, fra i bambini che sopravvivono alle malattie, crescono con ritardi fisici o mentali, senza riuscire a sviluppare appieno le proprie potenzialità.

    Sette volte su dieci, cause della mortalità infantile sono malattie banali, come la diarrea, o facilmente curabili, come il morbillo, la malaria o le infezioni dell'apparato respiratorio. In metà dei casi, gli effetti della malattia sono resi letali da uno stato di debilitazione complessiva dovuto alla malnutrizione o a carenze vitaminiche.

    Nei paesi industrializzati, quasi nessun bambino muore più per simili ragioni. Non è dunque errato affermare che dietro alla morte per malattia di un bambino c'è quasi sempre lo spettro della povertà. 

     
     

    BAMBINI IN GUERRA

    Da sempre la guerra è nemica giurata dell'infanzia, poiché con il suo carico di lutti e distruzioni interrompe tragicamente l'età in cui un essere umano ha un bisogno assoluto dell'affetto e della protezione da parte del mondo adulto.
     
    Ma se per secoli le guerre avevano la forma di scontri fra soldati, con i civili nel ruolo di spettatori e vittime occasionali, quelle della nostra epoca sono quasi esclusivamente stragi di persone inermi.

    Dal secondo conflitto mondiale in poi, oltre il 90% dei caduti nelle guerre sono civili, in metà dei casi bambini. Questi sono gli effetti dei conflitti moderni, i cui teatri non sono più trincee o campi di battaglia, bensì città, villaggi, scuole e ospedali.
     
    E ciò non a caso, poiché l'obiettivo non è quasi mai quello di conquistare un territorio, ma di distruggere un nemico: i ribelli che ricercano l'indipendenza, i seguaci di un'altra fede, la minoranza che impedisce la purezza etnica della nazione.

    Accade così che le donne e i bambini non siano più soggetti neutrali, degni della massima tutela, ma obiettivi bellici in piena regola
     
     

     
     

    LAVORO MINORILE

    Nel mondo sono più di 150 milioni i bambini intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza svago né istruzione.

    Il fenomeno del lavoro minorile è concentrato soprattutto nelle aree più povere del pianeta, in quanto sottoprodotto della povertà, che contribuisce anche a riprodurre. Tuttavia, non mancano casi di bambini lavoratori anche nelle aree marginali del Nord del mondo. 
     
    Da sempre l'UNICEF combatte la piaga del lavoro minorile, e lo fa sulla base di una posizione che tiene conto della natura complessa del fenomeno e delle condizioni concrete in cui versa l'infanzia sfruttata.
     
    In particolare, l'UNICEF considera la differenza tra child labour - sfruttamento economico in condizioni nocive per il benessere psico-fisico del bambino - e children's work, una forma di attività economica più leggera e tale da non pregiudicare l'istruzione e la salute del minore

    MINORANZE

    Le minoranze etniche, ovvero sottogruppi di popolazione che hanno in comune lingua, storia e tradizioni che non coincidono con quelle del gruppo sociale maggioritario che abita nel loro stesso territorio, sono presenti in tutti i continenti.

    Siano essi indigeni (originari della terra che abitano, poi occupata da immigrati) o migranti (popolazioni che abitano, temporaneamente o stabilmente, un territorio del quale non sono originari), sono in totale 300 milioni e sono sparsi in 70 paesi del mondo.

    Come afferma (art. 2) la Dichiarazione Universale sui Diritti dell'Uomo (1948), il fatto di appartenere a un gruppo etnico, religioso o sociale definito non deve comportare il mancato godimento dei diritti fondamentali.
     
    Tuttavia, nella maggior parte dei paesi del mondo il legame tra povertà e minoranza etnica è inscindibile.

    Essere parte di una minoranza etnica significa troppo spesso non avere accesso all'istruzione, perché non si comprende la lingua ufficiale del paese, non avere la possibilità di acquistare o possedere terra, non avere una casa né il diritto all'assistenza sanitaria

    MINORANZE ETNICHE

    La lingua rappresenta un legame di forte identità e di trasmissione della cultura e come tale va tutelata.

    Nei paesi coloniali di lingua inglese, francese e portoghese, c'è il livello più basso di iscrizione scolastica, perchè i bambini che vengono da zone molto povere rinunciano ad iscriversi a scuola a causa della maggiore difficoltà che hanno nell'apprendimento in una lingua diversa dalla propria.

    In India, Nepal, Cile, Cambogia e Malesia l'UNICEF favorisce l'accesso all'istruzione per la popolazione indigena contribuendo la nascita di scuole bilingue, in cui i maestri e i libri di testo comunicano sia in lingua indigena che ufficiale, eliminando così la disparità nell'apprendimento tra i bambini.

    L'UNICEF si impegna inoltre per promuovere l'accesso delle bambine indigene all'istruzione.
     
    In Romania, in collaborazione con altre organizzazioni non governative, l'UNICEF ha lanciato nel 2004 la campagna "non escludere nessun bambino", con l'obiettivo di combattere la discriminazione contro le bambine rom e di promuovere l'istruzione nel paese

    PARTECIPAZIONE

    L'UNICEF si impegna a promuovere occasioni di partecipazione della popolazione indigena, per questo da sostegno a iniziative di condivisione e scambio, come il Forum degli adolescenti Mapuche in Cile e quello della popolazione indigena in Brasile.

    Un altro campo di azione è quello della valorizzazione della cultura indigena come una ricchezza fondamentale, la cui memoria, ricostruzione e pratica vengono valorizzati e recuperati, sia attraverso la pubblicazione di libri di testo che attraverso la valorizzazione della tradizione orale.

    In Belize L'UNICEF ha sostenuto la pubblicazione della "Storia Orale Maya".

    MUTILAZIONE GENITALI FEMMINILI

    Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono un fenomeno vasto e complesso, che include pratiche tradizionali che vanno dall'incisione alla asportazione, in parte o in tutto, dei genitali femminili esterni.
     
    Bambine, ragazze e donne che le subiscono devono fare i conti con rischi gravi e irreversibili per la loro salute, oltre a pesanti conseguenze psicologiche.

    Si stima che in Africa il numero di donne che convivono con una mutilazione genitale siano tra i 100 e i 140 milioni. Dati gli attuali trend demografici, possiamo calcolare che ogni anno circa tre milioni di bambine si aggiungano a queste statistiche.
     
    Gran parte delle ragazze e delle donne che subiscono queste pratiche si trovano in 28 Paesi africani, sebbene una parte di esse viva in Asia.
     
    Sono in aumento anche casi simili in Europa, Australia, Canada e negli Stati Uniti, soprattutto fra gli immigrati provenienti dall'Africa e dall'Asia sud-occidentale.

    PREGIUDIZI ALLA BASE DELLE MGF

    Ragioni sessuali: soggiogare o ridurre la sessualità femminile

    • Ragioni sociologiche: es. iniziazione delle adolescenti all'età adulta, integrazione sociale delle giovani, mantenimento della coesione nella comunità
    • Ragioni igieniche ed estetiche: in alcune culture, i genitali femminili sono considerati portatori di infezioni e osceni
    • Ragioni sanitarie: si pensa a volte che la mutilazione favorisca la fertilità della donna e la sopravvivenza del bambino 
    • Ragioni religiose: molti credono che questa pratica sia prevista da testi religiosi (Corano)
     

    Le MGF vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44% dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino n

    UNA PRATICA DA CONDANNARE SENZA MEZZI TERMINI

    L'UNICEF considera le mutilazioni genitali femminili, in qualunque forma, una palese violazione dei diritti della donna.

    Le MGF sono discriminatorie e violano il diritto delle bambine alla salute, alle pari opportunità, a essere tutelate da violenze, abusi, torture o trattamenti inumani, come prevedono tutti i principali strumenti del diritto internazionale.
     
    Le ragazze che le subiscono sono private anche della capacità di decidere sulla propria salute riproduttiva.

    Oltre che umilianti, le mutilazioni genitali sono estremamente dolorose. Le bambine che vi sono sottoposte possono morire per cause che vanno dallo shock emorragico (le perdite ematiche sono cospicue) a quello neurogenico (provocato dal dolore e dal trauma), all'infezione generalizzata (sepsi).

    Per tutte, l'evento è un grave trauma: molte bambine entrano in uno stato di shock a causa dell'intenso dolore e del pianto irrefrenabile che segue.

    Conseguenze di lungo periodo sono la formazione di ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme del tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all'infezione da HIV/AIDS, epatite e altre malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia al momento del parto.

     
     

    UNICEF E SPORT:DIRITO PER I BAMBINI

    Sport, attività ricreative e gioco sono modalità divertenti per apprendere e fare propri valori e lezioni che dureranno per tutta la vita.
     
    Gioco e sport promuovono l'amicizia e la correttezza, il gioco di squadra e la disciplina, il rispetto per l'altro e tutte quelle qualità pratiche che aiutano un bambino a diventare un individuo consapevole e solidale, ad imparare ad affrontare le sfide della vita e a sviluppare l'autostima e la capacità di leadership.
     
    L'UNICEF riconosce pienamente il ruolo decisivo che le attività fisiche e sportive ricoprono nella vita dei bambini e dei ragazzi. 

    INFANZIA:OBIETTIVI E SVILUPPI DEL MILLENNIO

    Quasi 11 milioni di bambini, ossia 29.000 al giorno, muoiono prima di compiere il quinto anno, in larga maggioranza per cause che potrebbero essere prevenute. Molti di coloro che sopravvivono portano con sé le conseguenze delle privazioni sofferte: malnutrizione, ritardi nello sviluppo fisico e psichico, disabilità, vulnerabilità sociale.

    Uno studio commissionato dall'UNICEF all'Università di Bristol e alla London School of Economics ha concluso che più di un miliardo di bambini - oltre la metà della popolazione infantile dei Paesi in via di sviluppo - soffrono di almeno una fra le seguenti forme di privazione grave:

     
    • Acqua e igiene. Nei paesi a basso reddito, 500 milioni di bambini (uno su tre) non ha accesso a servizi igienici degni di questo nome, e uno su cinque nemmeno all'acqua potabile
    • Istruzione. 140 milioni di bambini e ragazzi tra 7 e 18 anni, pari al 13% della corrispondente fascia di età, nei Paesi in via di sviluppo, non ha mai frequentato neppure un giorno di scuola
    • HIV/AIDS. Il virus ha reso orfani di uno o entrambi i genitori circa 15 milioni di bambini. Il dato cresce sensibilmente di anno in anno, e si stima che raggiungerà i 25 milioni entro il 2010.
     

    OSPEDALI AMICI DEI BAMBINI

    Il latte materno è l'alimento che la natura ci ha dato per la nutrizione dei neonati.

    In quanto tale è perfetto: la sua composizione cambia durante il giorno e nel tempo, seguendo i bisogni e la crescita del bambino. È completo, perché contiene la quantità d'acqua sufficiente per dissetare i bambini e gli anticorpi che li immunizzano da molte malattie e allergie.

    Eppure, come spesso accade, l'uomo è voluto intervenire per migliorare cio' che per natura era perfetto. L'invenzione delle prime farine lattee portava con sé un'aura di modernità e consentiva l'emancipazione delle donne: la prassi di ricorrere al latte artificiale si è così propagata, nel corso del Novecento, dapprima nei paesi industrializzati e poi nel resto del mondo.

    I danni di questo cambiamento epocale si sono fatti vedere subito e in maniera drammatica, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo: l'inserimento del latte in polvere in un contesto caratterizzato da carenza di acqua potabile, povertà e carenza di infrastrutture sanitarie ha significato la morte per denutrizione e malattie di milioni di bambini.

    Per fare fronte a questa situazione, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO) e l' UNICEF hanno lanciato nel 1990 una campagna mondiale di promozione dell'allattamento al seno, volta a invertire la tendenza all'uso dei surrogati del latte materno e a sostenere tutti gli sforzi mirati alla corretta nutrizione dei bambini.

    A LUME DI CANDELA

    MA COME SIAMO ARRIVATI A TANTO?Giovane dello Zimbabwe studia a lume di candela


    LA FAME NEL MONDO

    Padre Giovanni Querzani con un bimbo malnutrito“Non lasciateci soli!!!”

    I BAMBINI PIU' FORTUNATI

    Bambini più fortunati
    26/09/2007 17:00 in immagini
    Germania, bimbi felici saltano davanti a un tramonto

    BAMBINI DI STRADA IN NEPAL

    povera creatura.
    Copia

     

    no all'indifferenza,si alla realtà,aiuto bambini

    A Buenos Aires intere famiglie costrette a frugare nei rifiuti
    Crisi Argentina, i bambini muoiono di fame
    Otto vittime della denutrizione nel nord del Paese
    Dall'inizio dell'anno sono 49 nella sola provincia di Misiones
    Un primo segnale di allarme c’era stato. La denuncia - quattro mesi fa - del direttore di una scuola del Tucumàn, una piccola provincia del nordest argentino: in aula i
    ragazzi non imparavano niente. Non potevano imparare perché svenivano. Svenivano dalla fame. Stare a scuola per quei cento bambini significava provvedere a una necessità primaria: tenere stretto il piatto di riso o l’intingolo che veniva servito gratis nella mensa della scuola. Nelle loro case, cento grammi di riso, qualche pezzo di carne con stufato, un po’ di pane e un bicchiere di latte erano da tempo un lusso: il 70% della popolazione del Tucumàn è povera e il 35% è al di sotto della soglia di sopravvivenza, cioè almeno due pasti al giorno.

    crisi alimentare mondiale

    Un'alimentazione corretta è un bene prezioso su cui si fonda lo sviluppo fisico e mentale della persona. Chi si nutre bene è, di norma, anche in buona salute.

    Nel caso dei bambini, una nutrizione adeguata è il punto di partenza per crescere al riparo dalle malattie, per avere le energie necessarie nelle dispendiose fasi dello sviluppo e dell'apprendimento.
     
    A sua volta, una donna che si alimenta a dovere ha maggiori probabilità di superare felicemente una gravidanza, di dare vita a figli sani e di nutrirli nel modo migliore durante la prima fase della loro esistenza.

    All'inverso, la malnutrizione ha effetti devastanti sulla salute di madre e bambino. Almeno metà della mortalità infantile ha a che vedere con le conseguenze di una nutrizione insufficiente o squilibrata.
     
    La malnutrizione perpetua anche la miseria, perché intacca gravemente il capitale umano di una società e la sua capacità di produrre benessere.
    Nutrirsi adeguatamente è una necessità per ogni essere umano, avere la possibilità di farlo è un diritto che a molti viene negato.
     
    Contrariamente a quanto molti credono, la fame non è quasi mai associata a una effettiva scarsità di cibo, ma è il risultato di errori e iniquità nella distribuzione delle risorse alimentari e nella mancanza di attenzione politica nei confronti delle fasce sociali più vulnerabili.
     
    Morire per fame non è più, come in passato, una fatalità, bensì una clamorosa ingiustizia

    EMERGENZA NEL NORD KIVU(CONGO)

     

    Goma, Nord Kivu (Congo) 3 novembre 2008 - Nell'ultima settimana circa 100.000 persone, di cui il 60% bambini, hanno abbandonato le proprie case per sfuggire ai pesanti combattimenti in corso tra fazioni armate nel Nord Kivu.

    Negli ultimi due mesi sono 250.000 le persone sfollate, portando il numero complessivo degli sfollati interni a circa un milione, un quinto dell'intera popolazione del Nord Kivu.

    La condizione della nuova ondata di donne e bambini sfollati è disperata. Migliaia di essi non hanno praticamente toccato cibo da quando è iniziata la fuga.
    L'accesso all'acqua potabile e alle cure sanitarie è ridottissimo.

    Centinaia di bambini sono rimasti separati dalle famiglie, e si ritrovano ad affrontare da soli la sfida per sopravviveredella malaria.

    La malnutrizione è destinata ad aumentare, poiché i bambini non ricevono le sostanze nutritive di cui hanno bisogno per un sano sviluppo.

     
     

    UN VACCINO PER OGNI BIMBO

     
    Vaccinazione di una neonata in Bhutan
    Vaccinazione di una neonata in Bhutan - ©UNICEF/HQ96-0310/F.Charton

    I vaccini sono misure sanitarie a basso costo che salvano milioni di vite ogni anno, e la loro diffusione a livello planetario è una delle storie più belle e importanti di cui l'UNICEF è stato, e continua ad essere, protagonista.

    Ancora negli anni '70, soltanto un bambino su dieci nel mondo era regolarmente vaccinato contro le principali malattie mortali (poliomielite, morbillo, tubercolosi, difterite, tetano e pertosse) per le quali esisteva una simile protezione. Oggi la copertura vaccinale globale è prossima all'80%, un successo che si misura anche con il numero di vite salvate grazie alle campagne di immunizzazione: circa 20 milioni negli ultimi due decenni.
     
    Vaccini di nuova generazione, più efficaci di quelli tradizionali e in grado di colpire infezioni che fino a pochi anni fa non potevano essere prevenute, offrono motivi di ancora maggiori speranze per il futuro.

    Eppure, nonostante questi immensi progressi, ogni anno due milioni di bambini continuano a morire a causa di banali malattie, per le quali esiste un vaccino che costerebbe pochi centesimi di euro. 


     
     

    PROTEZIONE

    Molto spesso i bambini indigeni, per motivi economici e culturali, sono i primi ad essere impiegati nel lavoro minorile e nei traffici illeciti.

    L'UNICEF promuove la responsabilità sociale delle imprese, affinché non impieghino minori al lavoro, e si impegna per per contrastare il traffico e lo sfruttamento sessuale dei minori.

    In Bolivia l'UNICEF tutala i bambini migranti, lavoratori stagionali nelle coltivazioni di canna da zucchero, castagne e in quelle illegali di coca.

    CITTA' AMICHE DEI BAMBINI

    Se pensiamo ai bambini e alle città che conosciamo, tutti possiamo iniziare a sviluppare una visione di una Città amica delle bambine e dei bambini...  (da Costruire città amiche dei bambini - I nove passi)

     

    Le Città amiche delle bambine e dei bambini si stanno sviluppando in tutte le regioni del mondo e concretizzano la creatività e l'impegno delle comunità, delle bambine, dei bambini e dei loro governi nel rendere la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia una pratica quotidiana.

    L'iniziativa trae origine dal riconoscimento di alcuni importanti fenomeni in atto: la rapida trasformazione e urbanizzazione delle società globali; le crescenti responsabilità dei governi locali nei confronti delle loro popolazioni nel processo di decentramento; e, di conseguenza, l'importanza crescente delle città all'interno dei sistemi politici ed economici nazionali.

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